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Comune di Arezzo
sabato, Luglio 13, 2024

Vocabolario Aretino (A)

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Ma chj li tira su ‘gnorrànti cusì?!

A B C D E F G I L M N O P Q R S T U V Z

A tutta randa Al massimo della velocità (dal linguaggio marinaresco)
A bono Senz’altro, sicuramente proprio cosi.
A buzzeffe Abbondantemente – A bizzeffe.
A fine forza Totalmente, in tutto per tutto.
A Guido Monaco Da quattro versi in pinzimonio Poro el mi’ Guido,te l’hén déto Rezzo!
Per quante uno sia dotto, si aritino, dovaribbe oraméi essere avezzo a un trattamento come el saracino. Aggiongo che il Vasari e il Bonaroti Sol quéli fiurintini furon noti.
Continuemo.
Ne l’ottantadua Quande in piazza padella t’arizzonno, i tu aritini, ‘ntu la mente sua de pigliatte pel bavero pensonno, perché volto in ver Rezzo el cudirone te misseno in partenza a la stazione Costonno quele feste una risìa.
Ma questo non saribbe pue un gran méle; el mèle fu che i soldi andonno via senza che li godesse el principele, perché la gente – come sempre è uséto – festeggia chj festeggia il festeggeto.
A le quattro a le tre Spesso
A l’ultemo Alla fine.
A menadito Conoscere molto bene.
A roccio Con impeto travolgente, senza alcun garbo.
A runculino Con una traiettoria parabolica, come la linea del falcetto.
A San Donéto A San Donéto (da l’aretino di A.Bassi)

O chéro protettore san Donéto
Una grézia ve viengo a domandére; un me guardéte méle si ho pechèto, si ho fatto quel che nun duvivo féré.
Vedete ‘l mi’ cittin com’è maléto: tussisce sempre e un pòle rispirere. Liberateme vo’ da questo stéto, perché cusì un me sento de campére.
Tutte ho piénto le lagreme del core, so’ divinuta sbianca più d’un repo me so’ ardotta ‘na rocca, ch’ero un fiore!
San Donéto, denanzi al vostro chépo
Verròe ‘gni giorno a uffrivve ‘l mi’ dolore, ardateme ‘l mi’ citto sinnò crepo.

Anonimo

A tonfo In modo repentino velocemente.
A zonzo pel Corso Dal settimanale “Il Toscano” Firenze- gennaio 1979)

Arvistito come “Millusse” hoè diciso dè ‘mbracamme ‘ntul “Corso” quel longo budello ‘ndù c’iamicchi testo e ciarvedi quello.
Alora, io ho visto tutto cusì: era sul fère del cumbrugliume e fitti, fitti sciameveno a lastrecone a gommeto a gommeto; citte e citti che cicaleveno con aria buggiarona, ale prime vampéte de luce che s’acindiveno ‘ntu le botteghe.

Dalla “Riccela” dù rabuschi impomatéti a festa si arguviveno de brice e semi salati le tasche, sputando le bucce in faccia alle genti.

Più ‘nsùe un signorotto, calcagnotto dal muso lucedo come ‘na lastra de ghiaccio in l’inverno, infileva l’uscio dela botttega del “Tofani” per fasse aggiustere un cosciele dei calzoni che s’era rotto nell’inciampo contro un parafango d’una tumobele.

Ho notéto anco, in piazza dell’UPIMME, rimpetto al barre “Cristallo” (a mi tempi se chiaméva “Mattio), un branco de ciondoloni col giornele in mèno, ma che puntéveno gnì momento l’occhj longo la prucissione sul “Corso” a smircere qualche nuvvelo de pischelle che passeveno de striscio verso el Canto de Bacci.

‘Ntull’altezza del “Centro Montaini” qualche méma steva sofferma col muso appiccichéto ale vitrine de ‘RENATO” a smircere la fiera del bianco per pensere de comprere ‘na duzzina de lenzoli de lino rozzoleno per la citta maritéta da poco, armasta a chésa perché incinta.

Sotto i “Portici” i solleti vitelloni e qualche sensale che stéva trattando la compra de qualche bestia, el tutto cundito, murmio, da risìe e altri stralocchi da fére apannére gli occhiéli dell’impiégheti alla banca “Toschena” che se vedeno da fori tutti argobbi in le seggele a contere i guadrini ‘ncassi ‘ntu l’arco dela giornèta.

La crema de Rezzo, quelli che puzzeno de signurini arfatti e zuppi de boria, se noteno a trampelloni nel barre della “Chiaveca” o “Giommoni” che se butteno adosso a quei tegami de paste, come el ciuco del “Buricco” quande se stuffeva sulle vasche de “Santagustino” ai tempi che erano in voga le fiere del mistulino; pappandosi tutta la brodaglia che sapiva fére “Giggiò” de Saione.

Doppo chj ha mangio troppo lo pùi ‘ncontrére alla farmacia “Merelli” ove el gentil dottore gne priscrive polvarine a base de bicarbonéto de sodio, onde sfondasse l’intistino e cavasse quel brucìo alo stommeco per pùi ire al “Prato” a sformare tutto sotto i lecci.

I giovani quelli coi capelli longhi e le scarpe sbranéte, gli vedi drento al palazzo “Guillichini”, ritti e a butolone in la “Pizzeria” a consumere baratteli de pumidoro e chili de mozzarella; pocciando arancéte e nappi de vino.
Ppu doppo per niente convinti, brontelono con quelli della “Casa del miele” che un li féno sdraiere sulla finistrina del negozio prossema all’uscio dela chésa del poro avvochéto, bonannema, Gatteschi.

Da piazza “S. Michele” ‘nsùe pel “Corso” la folla diventa rada, ‘nsomma dimolti avverceno e in gramparte rifanno indietro la caminéta che li porta a ingollare i fiati puzzolenti dell’ultemi pensionéti statali che del “Corso Italia” aritino hano fatto la loro passeggiéta giornaliera.

Alora de cena se spegneno le lampade dei negozi, i cristiani s’appropinqueno a attornere ale loro chèse, el “Corso” rimene come uno scivolatoio lustro, lustro e pieno de cicche e buste del “Santaprisca”.

Orméi tutti sno ‘ntorno ala tavela a cenére e a incanalasse su qualche TV dele cento a porteta de méno.

I tafanari de Rezzo, han passo la giornéta.
E dimolto un se sbaglia quando se dice che la metropoli de Rezzo è arguluppa tutta qui.

GOSTO DE REZZO

Abadare Badare- Avere cura- anche Trattenersi.
Abarcare Ammassare.
Abranculito Aggranchito
Abrustulire e Abrusticare Abbrustolire – Tostare – Abbronzare.
Acappare Scegliere.
Acattìno Chi chiede insistentemente qualcosa.
Accipresso Cipresso.
Aciaccamerde Piedi piatti.
Aciaccare Pestare.
Acquarello Vinello – Acquerello bevanda fatta di acqua messa su le vinacce.
Acquarello Vinello bevanda fatta di acqua messa sulle vinacce.
Adepanare Dipanare – Aggomitolare.
Adoppare Nascondersi, mettersi dietro.
Aella Averla.
Afatare Dotare di poteri particolari con la magia ” s’i’ potessi trovèr una ‘ndovina che m’afatasse dal chèpo a le piante”.
Affluenza Influenza.
Afrore Sapore aspro, d’acerbo.
Agararsi Mettersi in competizione.
Aggrappolarsi Arrampicarsi.
Aggraticciarsi Avvinghiarsi, persone che lottano, o che si abbracciano con passione.
Aggrovicciolare Aggrovigliare.
Aghiassare, Adiassare Mettere contro.
Aglia Ala, intesa per i volatili.
Aguattare Aquattare.
Aguluppare Avvolgere.
Agumincére Iniziare.
Alappare Impastare la bocca,importunare, asfissiare.
Alarverscio Arrovescio.
Alazzito -Allazzito Stanco indebolito.
Albèstro Strano che non agisce in modo logico, Pazzerello, Stravagante.
Albistrirsi Incollerirsi, Infuriarsi.
Allumare Inquadrare, l’ho allumato subito.
Alò e Aloe Andiamo, una delle espressioni più tipiche di noi aretini: “alò si và”? anche Suvvia!
Alupato Per allupato, avere dei desideri smodati “Dio m’alupato che sei”!
Amandela Mandorla
Amatupìre Stordire con le chiacchere, ammaccare, pestare, “s’o tutto amatupìto”!
Amiccare Accennare.
Amirare Guardare.
Ammurvidire Ammorbidire.
Amorosi di Palazzo del Pero Lettera copiata dall’originale, trovata in Piazza S.Agostino, per puro caso il 10 maggio 1957 da William Monci. 4 maggio 1957

Carissima Beppa, vengo a scrivere cueste poche righe e sono molto dispiaciuto perché a me mianno racconteto certe chiacchere de te che sono tutte vere ma pazzienza pegio per tue che te le riconterò unaltravolta cuande che viengo aripigliere lorologio e sinnò tela racconto ora.

Senti amore stesto una volta ora mentre non più sul serio miammo racconteto che tue mirculdì giorno primo magio sei ita con il Diminico e ai gireto tutto el giorno con lu e te sé fatta portere un bicigretta eppure aivi lappuntamento co un giovanotto e tu pestere con Diminico nongliele mantinuto e lu te vuliva menere donqua partemia fai come te pere procamad… io per cuesto fatto smetto senzaltro perché si tu eri una ragazza al posto un facivi questo donqua anco si tu nummi rispondi è listesso perché tanto io smetto perché cuesta è una parte che un mela duvivi fere e a me cueste chiacchiere mela ditte uno che sta al Palazzo del pero che ciae el cammio eppuie parliremo unzieme meglio cuande vengo aripigliere lorologio e io te dico che si unce chi te la gratta che io un te la gratto sicuro meglio sarei contento murire subbeto sul serio tralascio de scrivere perché co la penna unne untindimece ricevi tanti saluti chi sempre tarricorda tuo amico Menneco Doneti tarri corda per micizia non pera more. (Da Terra d’Arezzo un cantico di Enzo Piccoletti)

Amoscire Divenire moscio.
Andarebbi Condizionale di andrei, futuro Andare.
Andìa per vada e Andette per andò.
Aneghére (I denti) La sensazione che si prova quando si mangia qualcosa di aspro e di agro.
Aniscondere Nascondere.
Annema Anima.
Annemale Animale.
Anoioso Noioso.
Ansento Insegnato.
Anteso Sentito, capito.
Antrisa Miscuglio.
Apaiasse Appaiarsi.
Apaligginato Assonnato.
Apalligginarsi Appisolarsi.
Apanechéto Apanicato, quando si ha la pelle d’oca per il freddo, o per forti emozioni.
Apatocchiato Assonnato, come Apaligginato
Apert’ e chiuso Operato e rimandato a casa a morire
Apicciare Accendere.
Apittare Cambiare soldi spiccioli con monete grosse, ” me le dà apitte per favore”?
Apocare Diminuire.
Apparlére, Apparlanne Riparlare, riparlarne.
Aprodére Accantonare, spostare da una parte.
Apùnto Appena, da poco.
Aradio Maschile per “radio” femminile “l’aradio ha detto” “il mi aradio”.
Arbere Ribere, si usa per trattenere qualcuno: ” un do’ vè? ‘spetta che s’arbeve”!
Arcacciare Vomitare.
Arcattapoveri L’autobus di città, da noi la corriera, (per l’aretino verace, i signori non la usano.)
Arcattare Raccattare.
Arcerchére Ricercare.
Arcipresso Cipresso
Arcontére Raccontare.
Arcuminciare Ricominciare.
Ardire Ridire.
Ardoppasse Nascondersi dietro qualcosa.
Arducere Ridurre a .
Arfére Fare di nuovo.
Argiochére Rigiocare.
Argomitare Rivomitare.
Argugliuto Arrogante.
Arguvìre Farcela – Riparare- Riuscire a stare al passo, accudire tante faccende ” normalmente si usa la negazione “‘unn’arguvisco”.
Arintufére Infilare di nuovo, inzuppare di nuovo.
Aritini Per Aretini.
Arivo Arrivato, espressione di chi non ce la fa più, “so’ bel ch’arivo”!
Arizzasse, Arizzare Rizzarsi rizzare.
Arleccasse Ripulirsi, vestirsi al meglio delle possibilità.
Armasto Rimasto.
Armentare Rammentare.
Armentovére Nominare di nuovo.
Armettere Rimettere, spuntare di nuovo.
Armuginére Rimuginare.
Arnuto, Arvenuto Rivenuto.
Arocciare Colpire di striscio, l’ha arocciato una macchina”! Arocciolare “m’aroccio le maniche”!
Arporre Riporre.
Arsettare Rassettare, mettere in ordine.
Arsumiglio Fotografia, ritratto.
Arucinarsi Strofinarsi a qualcuno.
Arustire Arrostire.
Arvedere Rivedere.
Arvercio All’arrovescio.
Arvisolare Ritornare in vita, riaversi da uno svenimento.
Asellare Annoiare con stupidaggini, discorsi lunghi e inutili.
Asitare Sitare, emettere odore sgradevole.
Ategnere Attingere.
Ava Aveva.
Avellare Asfissiare.
Aventare Scagliare – Arrivare con un lancio.
Avettare Superare l’ostacolo. “I tu’ polli sono avetti nel mi’ campo: si ce l’artovo li spenno tutti”!
Aviére Avviare.
Avviligione Languore di stomaco.
Azzittare Azzittire.

 

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