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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Mengo Music Fest: perché vivere tranquilli nel centro storico era troppo mainstream

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Ancora una volta, il centro storico di Arezzo si trova ostaggio di un evento che porta più problemi che benefici ai residenti.
Il famigerato Mengo Music Fest torna a tormentare la tranquillità dei cittadini, trasformando il cuore storico della città in un inferno di viabilità, parcheggi e chiusure insopportabili.

Come se non bastasse la cronica carenza di parcheggi, l’amministrazione comunale ha pensato bene di eliminare ulteriori spazi di sosta, inibendo piazza del Seminario e la piazzetta accanto alla Soprintendenza e altre zone utili per parcheggiare, non si sa bene perché.
I residenti si trovano così costretti a un estenuante pellegrinaggio alla ricerca di un posto auto, spesso dovendo parcheggiare in sosta vietata, a rischio multa.
Estromessi dall’essere padroni a casa propria.

Ma il disagio non finisce qui.
Intere strade vengono chiuse al traffico, trasformando il centro in un labirinto impraticabile. Gli abitanti si sentono prigionieri nelle loro stesse case, impossibilitati a muoversi liberamente oltre certe zone e certi orari.
Come se non bastasse, orde di giovani festaioli che insoizzano il Prato, portando con sé schiamazzi, sporcizia e comportamenti poco civili.
I residenti si trovano così a dover sopportare notti insonni e a svegliarsi la mattina, già provato dal caldo, poco riposati.

Il Mengo Music Fest si conferma ancora una volta come un evento che privilegia gli interessi di pochi a discapito della qualità della vita dei cittadini del Centro Storico.
È ora che l’amministrazione comunale si renda conto del danno che sta arrecando a una parte di residenti che, tra fiere antiquarie, concerti, manifestazioni varie, ogni tre per due si vede limitata nella propria vita quoditiana.

I residenti chiedono a gran voce il rispetto dei propri diritti e la fine di questo scempio annuale che trasforma la loro amata città in un circo chiassoso e invivibile.
È giunto il momento di dire basta al Mengo al Prato, farlo in zone più periferiche e meno invasive, e restituire il centro storico ai suoi legittimi abitanti.

Se l’Amministrazione vuole fare di questa zona Turistolandia, che riscatti gli immobili, al prezzo di mercato, e faccia la nuova Disneyland aretina, con locali, souvenir, alberghi e giostre, ma non sulla pelle di chi deve viverci normalmente.
Per l’ennesima volta il solito “interesse dei soliti noti” prevale sul diritto della cittadinanza a vivere la propria vita regolarmente.

3 Commenti

  1. Se il disagio fosse monetizzabile avrebbero chiuso per bancarotta da tempo con buona pace di tutti i conf-esibizionisti malati di eventismo e manifestazioni di distrazione di massa.
    Bello alzarsi la mattina presto per andare al lavoro e pagare le tasse con cui il comune finanzia quelle stesse iniziative che non ti fanno dormire.
    Ci vorrebbe uno studio su quanti residenti decidono di fuggire da Arezzo dopo ogni mengo o città del Natale.
    Evidentissima invece è la clamorosa incapacità nel gestire questi eventi, basta fare un giro nei parcheggi e quartieri adiacenti al centro che in queste serate vengono abbandonati alla più totale anarchia.
    E poi hanno il coraggio di parlare di città green quando ci regalano ingorghi e rumore in abbondanza dopocena e nei fine settimana in cui prima (quando si stava peggio secondo questi scienziati) si respirava.

  2. Assolutamente d’accordo con il contenuto di questo, oramai siamo sotto la dittatura dell’evento a tutti i costi senza il rispetto della libertà di chi non ne vuole essere parte suo malgrado.
    Queste manifestazioni vanno organizzate in strutture decentrate minimizzando l’impatto sui residenti

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Il Burattino
Il Burattino
Giocatore incallito di verbi e parole, iconoclasta e irrispettoso, non si piega e non si spezza, specialmente quando il gioco si fa duro, egli comincia a giocare. Abituato a prendere botte si difende a colpi di mazza, poliglotta e multietnico, è forse il primo immigrato di Arezzo dalle calde terre dell'Africa.
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