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giovedì, Marzo 28, 2024
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A spasso in Valdichiana: Cortona

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Cortona è facilmente raggiungibile poiché si trova al centro dell’asse viario che congiungeva, attraversando la Val di Chiana, Arezzo con Perugia e la Valtiberina con Siena. E’ servita dall’Autostrada del Sole (Casello di Val di Chiana), dalla Superstrada Siena-Perugia, dalla Statale 71 e dalla Linea Ferroviaria Milano-Firenze-Roma (Stazioni di Terontola e Camucia).

Percorrendo una delle tante vie di comunicazione che portano a Cortona, si ha ben presto l’immagine di questa cittadina adagiata su un contrafforte del Monte S.Egidio e sulle cui colline popolate da uliveti, spiccano l’imponente Chiesa di S.Maria delle Grazie al Calcinaio, la massiccia cinta muraria, il Santuario di S.Margherita e la Fortezza Medicea posta nella parte più alta della città (650 m).

 L’itinerario di visita di questa città dalle antiche origini, che Virgilio volle fondata dal mitico Dardano e che fu una notevole “lucumonìa” etrusca nei secoli VIII-VII a.C., potrebbe cominciare nella mattinata da Piazza Garibaldi da dove si gode uno degli scorci più belli e suggestivi della Val di Chiana con i monti Amiata e Cetona ed il Lago Trasimeno, situato a pochi chilometri da Cortona, e dove nei mesi estivi è facile incontrare studenti americani e pittori che trasferiscono sulle loro tele i dolci colori di un paesaggio dominato dalla natura. Da Piazza Garibaldi, percorrendo Via Nazionale (della anche “Ruga piana”), si giunge in Piazza della Repubblica dove si ammirano il Palazzo Comunale (1241), sormontato dalla torre campanaria, e sulla parte destra il duecentesco Palazzo Passerini che fu sede dei Capitani del Popolo.

Si prosegue sul lato destro del Palazzo Comunale per inoltrarsi in Piazza Signorelli, dominata dalla facciata di Palazzo Casali, nobile edificio del tempo delle Signorie, progettato da Filippo Berrettini nel 1608. Palazzo Casali, è oggi sede della Biblioteca e dell’Archivio Comunale, ma soprattutto del Museo dell’Accademia Etrusca, dove sono contenuti reperti di grandissimo rilievo: il famoso Lampadario etrusco del V secolo a.C., affiorato dalle terre della Val di Chiana nel 1840; i bronzetti etruschi; gli ori rinvenuti durante i recenti scavi presso i Meloni del Sodo; l’encausto romano con la Musa Polimnia; alcuni reperti archeologici egizi; dipinti di artisti come Pinturicchio, Luca Signorelli, Pietro Berrettini.

Percorrendo poi Via Casali, a destra della quale si vede il Teatro Signorelli, si raggiunge il Duomo edificato sull’antica Pieve romanica di S.Maria, rimaneggiata da Nicola Pisano verso il 1260 ed ultimata nel 1907 forse su disegno di Nicola da Sangallo.
Al suo interno si possono ammirare opere di Pietro Berrettini (sec. XVII), di Gino Severini (1883-1966) e degli artisti della Scuola del Signorelli.
Di fronte al portale del Duomo (sec. XVI), si trova quella che fu la Chiesa del Gesù, costituita da due corpi sovrapposti realizzati fra il 1498 ed il 1505, oggi sede del Museo Diocesano.

Il Museo Diocesano
Al suo interno si osservano il soffitto ligneo della Chiesa del Gesù, intagliato dal cortonese Michelangelo Leggi (sec. XVI); le splendide opere di Luca Signorelli tra le quali la “Deposizione”; il Trittico con Madonna e Santi del Sassetta (sec. XV) e la meravigliosa “Annunciazione” del Beato Angelico (sec. XV).

Potremmo a questo punto fermarci per il pranzo in uno dei ristoranti o delle tipiche trattorie cortonesi dove si possono gustare i sapori genuini della cucina toscana; o fare qualche acquisto nei laboratori artigianali e nelle botteghe delle ceramiche cortonesi dal caratteristico fondo giallo e decorazioni verdi che rappresentano il girasole, simbolo di queste terre.

Quindi, nel pomeriggio, tornando verso Piazza Garibaldi, possiamo visitare la Chiesa di S.Domenico, costruita dai frati domenicani verso la metà del XV secolo, dove spicca sull’altare maggiore il polittico di Lorenzo Gerini (sec. XV), con al centro l’Incoronazione della Vergine. Volendo intraprendere una faticosa ma caratteristica passeggiata, potremmo percorrere Via Santa Margherita, dove s’incontrano il grande mosaico raffigurante S. Marco, sul retro dell’omonima Chiesa; l’antica Porta Berarda (sec. XIII), dalla quale si sostiene che S.Margherita si entrata per la prima volta in Cortona; gli stupendi mosaici contenuti nelle edicole della Via Crucis, eseguiti da Gino Severini. In cima a questa via, si trova il Santuario di S.Margherita, eretto subito dopo la morte della Santa, avvenuta nel 1297 e rimaneggiato fra il 1858 ed il 1897.

Nella facciata, colpisce il rosone di Giovanni Pisano del XIII secolo, mentre all’interno, sull’altare maggiore è visibile il corpo della Santa, contenuto nel sarcofago di marmo opera degli scultori cortonesi Angiolo e Francesco di Pietro.

Alle spalle del Santuario, a quota 651 m., si erge la Fortezza Medicea, fatta costruire verso la metà del XVI secolo da Cosimo de’ Medici, Granduca di Toscana, che conserva nella parte posteriore i resti della rocca medievale.
Se invece preferiamo lasciare il centro storico per un itinerario in automobile, possiamo aggirare le mura di Cortona seguendo la direzione Città di Castello, per ammirare a pochi passi da Porta Colonia, la Chiesa di S.Maria Nuova, splendido esempio del primo Barocco, iniziata nel 1550 dal cortonese G.Battista Infregliati detto il Cristofanello.

Proseguendo per circa 1 km, troviamo l’indicazione per uno dei luoghi più armoniosi e quieti del territorio cortonese: le Celle.
E’ questo il convento fondato nel 1211 da S.Francesco d’Assisi, del quale ancora oggi si conserva la cella. L’intero complesso colpisce per il colore omogeneo della pietra, per i tetti rossastri, le piccole finestrelle, il ponte, gli orticelli coltivati dai pochi frati rimasti oggi nel Convento. Volendo possiamo raggiungere in pochi minuti il Santuario di S.Margherita. In seguito, lasciandosi alle spalle Cortona e scendendo verso Camucia, possiamo fermarci a visitare la Chiesa di S.Maria delle Grazie al Calcinaio (è preferibile visitare la Chiesa sempre nel pomeriggio), uno degli esempi più notevoli del Rinascimento italiano, opera iniziata nel 1485 dall’artista senese Francesco di Giorgio Martini.

L’interno della Chiesa a croce latina, dominato dal contrasto fra il bianco della calce ed il grigio delle nervature in pietra serena, dà al visitatore il senso di maestosità e robustezza che si bilancia con l’altezza e la luminosità della cupola, sorretta da un tamburo ottagonale finestrato. L’altare maggiore, opera di Bernardino Covatti (1519), contiene l’immagine miracolosa della Madonna col Bambino, probabilmente del 1300. Colpiscono inoltre le stupende vetrate di Guglielmo de Marcillat (1468-1529), le pale del Papacello ed il Crocefisso di Andrea Sellari (sec. XVI).

Per chi ha la possibilità di trattenersi per almeno due giorni a Cortona, c’è l’opportunità di organizzare un percorso di interesse archeologico cioè quello che si snoda fra le zone di origine etrusca.
In località Sodo ( a pochi minuti da Camucia), si trovano infatti i “Meloni”, due piccoli promontori di forma semisferica, esempi di costruzioni etrusche.

Il primo Melone, restaurato nel 1916, risale al VII-VI sec. a.C. ed è costituito da alcuni vani e varie camere sepolcrali.
Il secondo Melone è stato esplorato recentemente ed ha riportato alla luce magnifici esempi di oreficeria etrusca, conservati presso il Museo dell’Accademia Etrusca.

Nei pressi di Camucia, in Via Lauretana, si trovano due tombe affiancate che risalgono all’VIII-VII sec. a.C. La prima è costituita da due ingressi che immettono nelle camere sepolcrali ed era stata costruita con 3 cellette al piano superiore.
Nella seconda, scoperte nel 1963, sono visibili i resti di una seconda tomba.

Infine possiamo risalire per un attimo in collina e visitare nei pressi della Chiesa del Calcinaio, la Tanella o Grotta di Pitagora.
Il nome che ricorda il famoso filosofo e matematico, è probabilmente frutto di un errore che avrebbe fatto confondere il nome di Crotone, dove egli risiedeva, con Cortona.
La Tanella risale quasi sicuramente al IV sec. a.C., ha una forma circolare, ed è caratterizzata da una volta a botte composta da blocchi cuneiformi ed un interno rettangolare con i loculi per la deposizione delle urne cinerarie.
Tutte le zone di interesse archeologico sono attualmente visitabili contattando privatamente le guide turistiche autorizzate.

Il territorio cortonese offre altri spunti che testimoniano la varietà di esempi di alto valore artistico; tra questi spicca l’Abbazia di Farneta che si trova lungo la strada che congiunge Camucia a Foiano.
L’antichissima Abbazia, dalle strutture romaniche, ha una singolare e stupenda cripta tricora, sorretta da colonne di diverso materiale e colore.
Presso l’Abbazia, il Parroco e Abate, Don Sante, ha creato un piccolo museo con reperti archeologici e paleontologici tra i quali quelli di elefanti e di altra fauna geologica vissuta tra l’era terziaria e quaternaria.

Chi è attirato dal buon vino dei colli toscani, soprattutto nel mese di Settembre, può visitare alcune delle cantine e delle fattorie presso le quali si producono vini d.o.c. e presso le fresche terre dove ancora si odono le voci dei contadini impegnati nella raccolta.

Gli aspetti artistico-culturali che interessano il territorio cortonese, hanno sempre attirato visitatori italiani ma soprattutto stranieri, i quali, fin dai secoli scorsi, si sono appassionati ad esso. Scriveva il celebre romanziere americano Henry James durante il viaggio in Val di Chiana del 1873: “…qui c’erano panorami, brezza, sole, ombre ed angoli erbosi tali da far felice il cuore, assieme ad un non so che di mistica e melanconica presenza”. E più tardi il saggista inglese Maurice Hewlett “…per quanto tu abbia vagato in lungo e in largo in Italia, non hai visto nulla che possa essere considerato venerabile come Cortona”.

Negli ultimi anni in particolare, si è registrato un notevole aumento di presenze straniere che, aspirando alla quiete ed alla “genuinità” di questi luoghi, si ritirano nei caratteristici Agriturismi immersi nella natura.
Il clima familiare e per nulla dispersivo che si respira nel territorio cortonese ed in quello della Val di Chiana, è una delle caratteristiche che hanno colpito anche Frances Mayes, la scrittrice americana che negli ultimissimi anni ha esportato in America il nome di queste terre.

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