Il paese di Tachi ha il privilegio di essere conosciuto come il paese più pacifico del mondo.
A Tachi la violenza non è di casa.
Le parole hanno un peso e a Taki anche la terra è leggera.
Chi vi abita afferma di sentirsi incredibilmente bene, tanto da non aver bisogno d’arrabbiarsi, in nessuna occasione.
A Tachi donne e uomini sono pari di fatto e di diritto anche se poi, un “diritto” vero e proprio a Tachi non c’è.
Non ci sono tribunali, non ci sono giudici, non ci sono avvocati.
Il diritto, a Tachi, è articolazione di uno tra i più antichi piaceri dell’essere umano: l’incontro.
L’incontro a Tachi è sempre dialogo, ascolto, comprensione, partecipazione, collaborazione. Parole come “rivalsa”, “prepotenza”, “sopraffazione” non hanno alcuna spiegazione a Tachi perché, semplicemente, sono incomprensibili.
Il paese di Tachi è un miracolo, per l’umanità, e molti sono gli studi che cercano di trovare le radici dei “come” e dei “perché”.
Sembra che una strana aria si respiri a Tachi e che le donne e gli uomini di Tachi risuonino come degli strumenti musicali.
Sono pensieri che esprimono composizioni complesse, quelli dei residenti di Tachi.
Sono parole che fanno musica e la musica non ha furbizia, non persegue il furto.
Non ambisce all’accumulo.
La musica, un po’ come a Tachi, vive d’intreccio e di polifonia. Il timbro non ammette il pregiudizio. La convivenza è radice di qualsiasi partitura.
Sarebbe dunque semplice vivere come a Tachi.
Basterebbe sentirsi suono in uno spazio vibrante.
E non pensarsi primi.
E non sapersi soli.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.
Ai Stories: Un giorno da fantasmi
Ai Stories: L’invenzione del Sencolflu
Ai Stories: Ciò che è di Storia
Ai Stories: La scala nel sentiero
Ai Stories: L’albero e il pettirosso