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venerdì, Marzo 29, 2024
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Ai Stories: Un giorno da fantasmi

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Questi giorni di lockdown sono terribili.
Non possiamo aprire nemmeno le finestre, figurarsi fare due passi in cortile.
Il cielo è cupo e maligno.
Sembra di stare in un racconto di Halloween.

Telefono a mio nonno.
Il telefono, la televisione, il computer, qualche libro… sono le uniche cose che ci sono rimaste insieme all’aria condizionata.
Che ci tolgono dalla pazzia.
Ad un certo punto, dal niente, si mette a ridere.
Gli chiedo se si sente bene e lui ride.
Gli chiedo “fai ridere anche me” e lui mi fa cenno con la mano d’aspettare, va in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e quando torna si mette a raccontare.

Quand’era giovane c’era stato un altro lockdown.
Anche a lui, in quei mesi, gli era sembrato d’impazzire e invece, ad averlo saputo… e riprende a ridere.

“Era il 2020, e come faccio a dimenticarmelo.
Anno bisestile.
Però si poteva uscire, poco, intorno al quartiere, per fare la spesa, per portare a spasso il cane.
E si poteva stare in giardino.
E c’era chi lavorava e non ha mai smesso e chi invece fu costretto a fermarsi.
C’era chi faceva un lavoro essenziale, lo definirono così, e chi, invece, doveva non lavorare perché in fondo, in quei giorni, serviva a poco e aiutava meno.
Io ero uno di quelli che servivano a poco”.

“Facevi già l’attore?”.
“Sì…”.
“E cos’è che ti fa ridere?”.
“Come gira il mondo!
Rido perché oggi l’unico lavoro essenziale è proprio quello che un tempo non serviva a niente.
Anche i supermercati hanno chiuso.
Anche le farmacie.
Tanto abbiamo i bunker e i congelatori pieni.
Gli unici che stanno lavorando, chiamati anzi obbligati a non fermarsi, sono gli attori, i musicisti, gli artisti.
Hanno chiamato perfino me per fare qualche lettura, così, gratuitamente, ‘quando ha tempo’, hanno detto, come se non lo sapessero che di tempo ne ho a sufficienza.
Magari è la voce che manca, alla mia età…”.
“Bene! E meno male che l’arte non s’è fermata.
Altrimenti sai la pazzia che ci sarebbe in giro…”.
Mio nonno annuisce e riprende a ridere.
“È questo che ti fa ridere?”.
“No, è l’essenziale che mi fa ridere.
Che abbiamo girato intorno a questa parola senza capirla.
Che l’essenziale stava da un’altra parte e ci sta ancora. Solo che ora quella parte è parecchio più lontana.
Irraggiungibile, direi.
Ma noi la declamiamo ancora come se fosse qui, fra noi, come un fantasma”.
E ride ancora.
Ed io con lui.
Torno a guardare fuori: che giorno buio. Un giorno da fantasmi.

Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.

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Gianni Micheli
Gianni Michelihttp://www.giannimicheli.it
Gianni Micheli Giornalista, scrittore, regista, attore, musicista e collezionista di storie. Sulla carta, sul web, in teatro e a scuola, ha una particolare predilezione per la scrittura creativa, la drammaturgia dedicata all’infanzia, la multiculturalità e per il teatro civile. Dal 2012 è uno degli autori della Staffetta di Scrittura Creativa organizzata da BiMed (Biennale della Scienze e delle Arti del Mediterraneo). Nel 2020 è uscito Testone il piccione, Vertigo Edizioni. Nel 2021 con Lezioni d’amore e di chitarra, Edizioni Helicon. Ha collaborato, tra gli altri, con Stefano Massini, Ottavia Piccolo, Amanda Sandrelli, Dario Brunori, Margherita Vicario, Moni Ovadia, Marisa Fabbri. È apparso sulla Rai e La7. Parte dello staff di Officine della Cultura è responsabile dell’ufficio stampa di alcuni importanti festival nazionali. È tra i fondatori dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. www.giannimicheli.it - www.giannimicheli.eu

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