No, non fu il motore a scoppio a cambiare la storia dell’umanità.
Non fu il primo piede sulla Luna, non fu internet, non fu l’IPhone.
Fu l’invenzione di una mente ordinaria che amava le stoffe, i colori e le belle giornate.
Nessuno ricorda chi fu.
Né quando avvenne.
Se era donna, se era uomo.
Se era un ragazzo o, forse, una bambina.
Il foglio con la formula del Sencolflu fu recapitato ai cento maggiori gruppi chimici internazionali nel giro di pochi giorni.
Era contenuto in una busta con un francobollo e nel XXI secolo a molti sembrò cosa bizzarra.
Il 90% delle figure professionali che stavano dietro le scrivanie di quei grandi gruppi industriali la posò direttamente nel cestino della carta.
Il 9% lasciò che si perdesse tra gli uffici.
L’1%, il solo che l’aprì e ne seguì le istruzioni, trovandole ardite per quanto, ad una prima lettura, improponibili, oggi, per fatturato, è il primo gruppo al mondo.
L’inaspettato, con il Sencolflu, colorò l’ordinario tanto che esiste un prima e un dopo e il prima non è migliore.
Il Sencolflu fu quell’incredibile reazione chimica che permette ad oggi, e a ciascuno, di esprimere i propri sentimenti a colori, con trame simili ad arabeschi, intessuti su stoffe preziose.
Senza menzogne.
Le emozioni hanno materia? Sì, grazie al Sencolflu.
Le passioni hanno colori? Sì, grazie al Sencolflu.
E la giustizia? E la speranza? E la furbizia? E la malizia? E l’inganno?
E… sì, grazie al Sencolflu.
Se l’umanità, oggi, non è in guerra è merito del Sencolflu.
Quando anche il denaro iniziò a macchiarsi dei colori di chi lo impiegava, delle reali motivazioni che lo ponevano in gioco, fu semplice usarlo per il meglio.
Ed anche per il denaro ci fu un prima e un dopo.
Al tempo della speculazione seguì il tempo dell’attenzione.
Scomparvero le transazioni virtuali, e ciò fece tremare l’economia, per un fiorire di strette di mano e il colorarsi di un’economia del tutto nuova.
Ecco perché le scuole, oggi, raccontano l’invenzione del Sencolflu prima di qualsiasi altra nozione.
Prima dell’invenzione della scrittura, della ruota, del fuoco.
Prima dell’umanità stessa.
Perché senza quel bivio d’immaginazione e fantasia l’umanità non avrebbe più esseri né narrazione.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale.
Da qui il nome della serie “Ai Stories”.
Ai Stories: Ciò che è di Storia