A forza d’apprendere dagli uomini come tracciare barriere e confini anche Natura ne aveva voluto sperimentare uno tutto suo.
Lo aveva fatto su un campo brullo dove era nato un solo albero, sghembo. Natura aveva deciso di tracciare il suo confine dividendo la chioma dell’albero a metà e siccome non sapeva bene ancora cosa mettere dall’una e dall’altra parte aveva ben pensato di posarvi ciò che conosceva meglio: l’inverno degli ultimi giorni di febbraio da un lato e l’estate degli ultimi giorni di settembre dall’altro.
Infine aveva posizionato sul prato un leggero strato di neve, affinché l’erba non sapesse che cosa fare né da che parte crescere.
“Ed ora aspettiamo!” si era detta Natura una volta concluso il lavoro.
Ora avvenne che Natura, quando ebbe finito, tornò a suoi tanti impegni dimenticandosi, nel suo sperimentare i limiti dell’umano, di controllare cosa sarebbe accaduto all’albero che, seppure sghembo, era pur sempre vivo.
Fu così che l’equilibrio fragile del suo nuovo essere portò l’albero a immaginarsi terra di lotte e di dissidi, di conflitti e di contraddizioni, tra l’inverno col suo ghiaccio e l’estate col suo calore.
Fremeva e si lamentava della sua triste sorte, l’albero diviso in un modo tanto netto da sembrare tagliato col coltello, quando gli si avvicinò un pettirosso, attratto proprio dalla sua singolarità.
“Dev’essere un albero magico!
Non potrei trovare un luogo migliore dove poter cantare le mie canzoni” aveva pensato e così fece: si posò ed iniziò a cantare.
– Vattene! – lo redarguì l’albero. – Non vedi come l’inverno e l’estate che porto addosso si stanno combattendo? Mi stanno facendo impazzire e il tuo cinguettare non mi aiuta!
– Possibile? – domandò il pettirosso. – Sei così unico! Un albero come te non l’ho mai incontrato!
– Forse sono unico – ribatté l’albero – ma sono anche un mostro: la natura in me si spacca e si divide!
– Tu dici? – osservò il pettirosso. – Avrei detto che la natura, in te, si unisce.
Ti dirò di più: sei l’esempio perfetto di come le diversità possano coesistere! – concluse cinguettando.
L’albero rimase di stucco: a tutto ciò non aveva pensato.
Aveva visto il confine ma non aveva notato ciò che rappresentava: unicità, dualità, abbraccio e comprensione.
Ci rimuginò un po’ su poi disse al pettirosso:
– Hai ragione.
Mi ero concentrato sulla parte sbagliata della storia.
Resta qui con me finché ne avrai voglia: impareremo l’uno dall’altro.
Da quel giorno in poi l’albero e il pettirosso divennero grandi amici.
L’albero imparò a godersi il cinguettio allegro del pettirosso, mentre il pettirosso apprezzò la serenità e la saggezza che l’albero gli offriva, oltre a tante buone sedute al freddo e al caldo.
Quando Natura tornò rimase assai meravigliata da quella convivenza pacifica in un ambiente spaccato e diviso.
“Eppure ho tracciato un solco che delimitava un confine!” pensò.
Poi disse a voce alta scuotendo la testa:
– Dovevo immaginarlo!
Solo l’essere umano riesce a dare vita a una riga che parla la lingua di un muro tra territori ostili.
Ed è questo forse lo steccato più resistente che ci separa.
Detto ciò Natura tornò alle sue tante faccende lasciando spaccato quell’albero ormai diventato leggenda, dove l’armonia e l’ottimismo fiorivano, nonostante l’evidente apparenza di un’incolmabile distanza.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.