Le lettere sbiadite, la carta troppo sottile, quelle sporadiche macchie di muffa. Quando fu ricoverata Storia non si sentiva bene ormai da molto tempo.
– Ha qualcuno da avvisare? – aveva chiesto il primario. Storia aveva scosso il libro: nessuno.
Storia abitava in un angolo della vecchia biblioteca. Le ricerche si facevano su internet. In internet si leggevano solo i titoli. E di titoli, Storia, ne aveva pochi. Tutti paragrafi. Per molti troppi e troppo fitti. “Stancano gli occhi”, dicevano. Per questo era finita in quell’angolo polveroso insieme a vecchi saggi che nessuno leggeva più.
Abitava in solitudine ma non aveva mai perso quella sua curiosità innata. Storia ascoltava, qualsiasi cosa. Ascoltava i bibliotecari quando parlavano tra loro commentando i titoli appena letti sui quotidiani. Ascoltava gli avventori della biblioteca sfogliando titoli in cerca di avventure. Ascoltava la televisione dell’appartamento dal quale la divideva un solo, fragile, muro. Ascoltava a scuoteva il libro. Ma come!? Ma perché?!
La storia si ripeteva e Storia non se ne dava pace.
– È tutto scritto!!! – diceva fra sé. È tutto scritto, sì, ma ciò che è scritto va letto, se no non serve. E ciò che si legge va ricordato, se no non serve. E ciò che si ricorda va messo in pratica, se no non serve. E Storia s’era ammalata, perché non serviva.
Fu sistemata in una stanza piena di libri. Vecchi, malandati, ciascuno utile a modo suo, ma inutile per tutto il resto. Le furono date le prime cure. Si riprese, per qualche giorno, ma poi fu vittima di un nuovo crollo.
– Bisogna che qualcuno venga a farle visita! Forse parlando, raccontandosi, troverà la forza di guarire. – confidò il primario all’infermiere.
– Ma chi ha voglia, ormai, di starla a sentire? Facciamo un reel? – rispose quello.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.