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L’orgoglio di Arezzo lo portano esclusivamente loro

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Cari concittadini politofobi, tutto sommato a ciascuno di noi resta un’unica possibilità. Un’unica cosa da fare. Non ci resta che aggiungerci uno dietro l’altro agli lgbtqi, mettendoci in fila davanti alla imminente vetrina di lesbiche gay trans ( q e i non so che cazzo significano) nella speranza di ottenere un dividendo di orgoglio e qualche manciata di pride, chi sa la lingua inglese.

Insomma, bisogna fare così, altrimenti non ci resta che piangere: politofobi d’Arezzo uniamoci a lesbiche gay trans !

Arezzo abbonda di tutto ciò che si può avere di superfluo, come le chiacchiere e le incessanti sagre, ma scarseggia in quel genere di prodotto di prima necessità che si chiama orgoglio.

E se l’orgoglio ad Arezzo lo portano esclusivamente loro, gli lgbtqi, che Pride sia.

O questo o la borsa nera.

L’orgoglio è una merce che però costa carissima se reperita al mercato clandestino. Meglio andare al Pride. Oltretutto annuncia di portare ad Arezzo una quantità incontenibile di orgoglio. Possibile che non ce ne tocchi un pizzico per uno?

Ditemi voi se ad Arezzo non c’è bisogno di orgoglio.

Non per rifare gli stessi discorsi di sempre ma basta dire che più della vita la banca è maestra di fabbisogno d’orgoglio. Vabbè, i casi maestri di questo fabbisogno ad Arezzo sarebbero molteplici. Mi soffermo però sulla banca:

Le cambiano il nome e da storica BancaEtruria diventa BancaTirrenica ma la politica non fiata. Ditemi voi se non ci sarebbe da tirare fuori le palle, invece.

Le cambiano i connotati e l’indirizzo del centro direzionale, da via Calamandrei a chissà dove, ma la classe dirigente locale abbozza e tace. Ditemi voi se non ci sarebbe da mostrare di avere i coglioni.

Altro che Teoria Gender. Questa è realtà! E contro questa realtà noi tutti politofobi bisogna fare muro.

Se a questo aggiungiamo che Ubi (maior minor cessat) sta affilando la scure con cui mozzerà il personale, per questi ed altri vari motivi bisogna andare ad attingere un po’ di orgoglio da chi lo porta ad Arezzo e lasciare a casa qualunque pregiudizio.

Certo, lo ammetto anche io: l’orgoglio tipo l’orgoglio incontenibile del Toscana Pride è, come ogni genere di orgoglio, alla base di grandi errori. Ma non voglio entrare in questi dettagli. Certo, lo so anche io che l’orgoglio divide più di un divorzio. Ma non intendo approfondire questo argomento. Tanto già dicono che le nozze gay sono pochissime e che la legge approvata dal Parlamento è una legge ad personam, tanto per accontentare una ristrettissima lobby.

Ma non essendo io un omofobo ma un dichiaratamente politofobo, domando:

se ad Arezzo l’orgoglio lo portano esclusivamente loro, oltrettutto in quantità incontenibile, da chi se non da loro possiamo sperare di ottenerne un pizzichino?

Che se va dai politici? Auguri! L’orgoglio del politico si chiama Orgogl’io.

In tal caso meglio rivolgersi direttamente alla borsa nera, il mercato clandestino.

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Felice Cini
Felice Cini
Mi piacerebbe essere Tristano ma sono Felicino, vorrei essere qualcuno ma sono nessuno. Mi piacerebbe raccontare qualcosa di buono ma non ho argomenti. Vorrei un argomento positivo sul mondo che ci circonda ma non mi piace granché ciò che ci circonda. Scrivo su l'Ortica per la mia passione per ciò che non va bene. Mi assomiglia.

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