Di normale c’è il regolare decorso del procedimento penale chiamato Coingas-Multiservizi-Estra.
La successione di atti d’inchiesta, cominciata un paio di annetti fa, giunge in queste ore dal Gup, il giudice incaricato di accogliere o respingere le richieste del Pubblico Ministero sul sindaco Alessandro Ghinelli e altri indagati, i 10 in posizione di conoscere se saranno rinviati a giudizio oppure prosciolti, senza neppure bisogno di dibattimento in aula.
Di normale c’è questa tappa dell’iter giudiziario, una fase che rappresenta, in un certo qual modo, già un redde rationem, una fase decisiva, dopo quintali di tonnellate di articoli giornalistici sulla vicenda in cui la Procura della Repubblica ipotizza reati che vanno da abuso di ufficio a corruzione, dal favoreggiamento all’ingiusto profitto.
Di surreale c’è la situazione paradossale che sta vivendo Arezzo, città in cui in queste ore il Pubblico Ministero chiede il rinvio a giudizio del sindaco mentre intanto il Primo Cittadino, in queste stesse ore, ha avuto modo di parlare da “capo del Csm” o sembrando quasi tale e quale ad un membro dell’organo di autogoverno della Magistratura, sentitosi autorizzato a chiedere condanne esemplari sulla Malamovida, durante la conferenza stampa di ieri.
Ovviamente non esiste alcuna commistione tra le due cose.
Dal lato della cronaca giudiziaria, c’è il normale decorso di un procedimento penale, avviato da tempo, e dal lato della cronaca cittadina c’è il normale (per certi versi più che giusto) richiamo o appello o auspicio di un sindaco alla Magistratura, affinchè quest’ultima non lasci impunite le cattive azioni commesse durante la Malamovida.
Ma, anzi, ci vada giù di mano pesante.
Però, c’è una coincidenza, sul piano squisitamente temporale, tale da assumere un che di surreale e un che di paradossale, in un’Arezzo che vorrebbe tanto vivere in una situazione non surreale e paradossale, visti i tempi.
Ma ce la siamo voluta.
Ben ci sta.