Seriamente … un ricordo doveroso
Rappresentava nella nostra piccola vita cittadina ciò che, ad esempio, Andreotti rappresentò nella vita nazionale della politica italiana: un personaggio.
Era nella vita reale ciò che oggigiorno si riesce ad essere esclusivamente nella realtà virtuale: popolare.
Ci era caro come ci è caro qualcuno la presenza del quale ti fa sentire a casa.
Anche se non amico culo e camicia.
Bisogno madeché: non di essere in trentamila quarantamila cinquantamila.
O quanti saranno sabato in parata.
Bastava lui e l’ incontenibile orgoglio omosessuale era rappresentato.
Madeché bisogno: non di un’unione civile.
La cercava ogni giorno ma dei sensi.
Con il suo stesso sesso.
ERA OMO AMATO DALLA MASSA NON LA MASSA
ERA ANTI CONFORMISTA PRIMA CHE OMO. NON PRIMA CONFORMISTA E POI OMO
ERA GAY ANTECEDENTE ALL’AVVENTO DEL TERMINE GAY MA SOPRATTUTTO ERA SE STESSO. PER NIENTE CHIC E IL CONTRARIO DELLA VITTIMA.
Se qualcuno lo scantonava non lo accusava di discriminazione.
Lo adulava, dicendogli: bischero, un sai quel che te perdi.
Fobia non aveva e fobia non si ostinava a vedere in altri.
Più del diritto gli importava qualcosa di bello ritto.
Più di un dura battaglia.
Qualcosa di duro durante la battaglia.
NOI ERAVANO QUELLI CHE LUI CHIAMAVA “LEONI..LEONII…LEONIII” LA SUA PERSONALE BANDITA DI CACCIA VIETATA IN CUI ANDAVA A CACCIARE DI FRODO
Ogni giorno veniva giù da Palazzo del Pero.
A fare in centro la sua sfilata.
Con du’ onnipresenti sporte a penzoloni dai bracci.
Andava su e giù su e giù su e giù per Corso Italia.
Non aveva bisogno neanche di un mezzo politico o di qualcuno di importante, di chiunque sia gli dicesse io sarò il primo a sfilare fianco fianco con te.
Se fosse successo, lui gli avrebbe risposto all’istante macché, alò, gimo a infrascasse al Prato, che ce se diverte.
LUI ERA ADUA ed AREZZO E LA CITTA’ DI ADUA FOREVER
CITTA’ DEL GAY PRIDE PER UN GIORNO MA DI UNA BUONAMINA DI OMO AMATO DALLA MASSA MA NON LA MASSA.