Quando è arrivato ieri sera al Passioni festival, insieme al giornalista Andrea Purgatori e Antonio Padellaro, le prime sensazioni che abbiamo avuto erano di un personaggio “bollito” da una realtà che lo aveva stritolato.
Gli occhi malinconici sembravano guardare un sogno infranto, ed anche il suo fisico appesantito sembrava contenesse tutti i bambini che a suo tempo venivano mangiati dai “comunisti”.
Niente di più sbagliato.
Quando ha iniziato a parlare Achille Occhetto si è dimostrato subito un cavallo di razza, un politico di una stagione che non c’è più, preparato, attento, pungente al punto giusto e soprattutto indomito.
Lo stesso Andrea Scanzi, direttore del Passioni festival, aveva timore a dargli del “tu” tanto da essere sollecitato dallo stesso Occhetto.
Perché i politici non si improvvisano e che se manca l’entusiasmo, la curiosità, l’onestà intellettuale, la politica muore.
Questo ottantaduenne ha dimostrato una vivacità politica invidiabile, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe, e chiedendo addirittura l’azzeramento dell’attuale stato di fatto del partito, criticando chi si attacca ai “santini” del passato e chi ha dimenticato i valori di una sinistra moderna.
Quegli occhi malinconici in realtà brillavano nel momento in cui richiamava la necessità di riprendere un percorso di sinistra con una precisa identità di giustizia e di diritti.
E parlando del caso “Moro” le inchieste dei due giornalisti presenti, Purgatori e Padellaro, ci hanno ricordato una storia recente che molti vorrebbero dimenticare.
Perché è solo la passione che permette di modificare le cose, dove i misteri irrisolti, dagli anni delle stragi ai complotti, costituiscono l’archivio più ingombrante di un paese immobile come l’Italia.
E ben venga il Passioni festival, uno dei pochi spazi di pensiero di questa città, a ricordarcelo.
Alla ricerca della sinistra perduta 1 – Parla Il Cico una storia vivente (video intervista)
A Petrai, la sinistra e il comunismo stanno sparendo per fortuna, fattene una ragione, saluti.