Per la maestra Tiziana della classe 5A della Scuola Primaria “Miracolini” era arrivato ancora una volta un ultimo giorno di scuola e un ultimo giorno con gli studenti che aveva visto crescere negli ultimi cinque anni. Un giorno di gioia e, perché non dirlo, di lacrime e abbracci.
La maestra Tiziana aveva un modo per salutare i suoi studenti e tenerne memoria. Chiedeva a loro una lettera.
Un pensiero.
Un’immagine di quella lunga storia.
Un ricordo.
Un desiderio.
Nulla da correggere.
Tutto da conservare.
I suoi studenti le lasciavano in genere pensieri dolci come lo zucchero, carezze in forma di parole perché quei cinque anni sono i più belli di tutti e tutti lo sanno.
In genere.
Quell’anno, però, le arrivò anche una lettera, come dire, con un po’ di sale.
Cara maestra Tiziana,
per i prossimi anni della scuola, anche se non sarò più con te, vorrei chiederti di inserire un corso sull’irreparabilità delle cose.
Non se ne parla mai e invece si dovrebbe.
L’irreparabile è ciò che non si può riparare e non vuol dire che sia rotto, perché magari si potrebbe anche aggiustare, ma che non c’è più, come i nostri giorni insieme.
Non ci sarà mai più.
Mai che vuol dire sempre ma al negativo.
Il sempre dell’assenza e della tristezza.
O del pentimento.
L’irreparabile non è recuperabile e questo bisognerebbe saperlo il prima possibile perché ciò che non torna merita che sia vissuto al meglio.
Forse anche noi bambini non ci cacceremmo in tante disavventure se sapessimo immaginarci l’irreparabile.
Ma non lo sappiamo perché i genitori ci fanno credere che tutto si può aggiustare (ma non è così altrimenti l’irreparabile neanche esisterebbe come parola).
Forse non ci si caccerebbero nemmeno gli adulti anche se pensano troppo a se stessi e quando si pensa a se stessi io credo che l’irreparabile non si possa capire.
Si vede tutti i giorni al telegiornale.
Un corso sull’irreparabile, sì, mi piacerebbe.
Perché è un po’ come imparare a chiudere una porta che non si può riaprire prima che la chiuda il vento.
E al vento non gliene importa di darci il tempo di salutare.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.