In una giravolta degna della miglior fiction, il nostro sindaco è riapparso dal nulla, al fianco di Tajani come per magia, lanciando la sua candidatura alle elezioni europee con più fumo che arrosto.
Nel frattempo, un enigma di proporzioni urbane si è materializzato: l’esercito dei lavoratori comunali preposti al decoro urbano sembra essersi volatilizzato nel nulla.
Potrebbe trattarsi forse di un’evasione di massa?
O, ancor più inquietante, di un raptus collettivo indotto da una misteriosa febbre da fuga? L’allarme cresce, tanto che alcuni cittadini hanno già avviato ricerche con torce e forconi, sperando di trovare almeno una traccia di questi moderni Houdini dell’asfalto e del verde pubblico.
La teoria più accreditata al momento punta su una sorta di incantesimo di invisibilità collettiva, magari scagliato per errore da un apprendista stregone del comitato di quartiere.
D’altronde, come spiegare altrimenti l’abbandono a sé stessi di parchi, marciapiedi e aiuole, testimoniati dalle foto che abbiamo coraggiosamente diffuso, sfidando il disappunto generale?
Qualora si trattasse di una scomparsa volontaria, ci chiediamo cosa possa aver spinto questi eroi del quotidiano a lasciare il campo di battaglia urbano.
Forse una promessa di migliori lande dove la spazzatura si raccoglie da sola e i graffiti sui muri sono solo un brutto sogno?
Vogliamo credere che dietro ci sia solo una temporanea indisposizione, magari causata da un’eccessiva esposizione a discorsi politici o dalla vista prolungata di buche non segnalate.
In tal caso, esprimiamo tutto il nostro supporto e auguriamo una rapida ripresa ai lavoratori scomparsi.
Se invece si fossero semplicemente presi una pausa, un dolce richiamo al dovere sembra il minimo, con la speranza che il loro ritorno sia più veloce della luce.
Fino ad allora, i cittadini si armino di pazienza… e magari di scope e rastrelli, perché a quanto pare, l’arte del fai-da-te potrebbe diventare la nostra nuova normalità urbana.
Più cantieri aprono – senza completarne uno – e meno si occupano della normale amminstrazione e manutenzione.
Le mura pericolanti dietro San Domenico sono il simbolo della noncuranza totale di chi dovrebbe governare la città.
Siamo al punto più basso mai visto di decoro e manutenzione, siamo al record di segnalazioni e reclami ma si sa, il 99%
dei cittadini, cioè i non ristoratori del centro, non ha voce in capitolo.
Sprofonderemo nelle buche mentre con la consueta arroganza continueranno a rovinare Arezzo.
Oramai sono più le fondazioni che gli addetti alla manutenzione.