Ad Arezzo non siamo abituati ad avere una formazione calcistica così mediocre. Inutile girarci intorno, dalle nostre parti non puoi disputare un campionato come sta facendo l’Arezzo.
Qui in serie C abbiamo delle pretese, che non significa vincere a tutti i costi un campionato, ma semplicemente provarci, lottare fino all’ultimo.
Lo sappiamo, questo è l’anno del consolidamento tra i professionisti, ma bisogna dirselo, speravamo tutti, dalla società in giù, in qualcosa di meglio.
Invece non abbiamo una costanza di rendimento che ci faccia sognare, magari solo i Play Off da ottavi… Sembra di essere sulle montagne russe (piuttosto basse per la verità).
E proprio questi alti (pochi) e bassi sono sconcertanti.
Talvolta abbiamo visto una squadra viva in grado di far soffrire qualsiasi avversaria, mentre in altre occasioni sembriamo mosci e impotenti.
Al di là degli uomini che scendono in campo è l’approccio alle partite che spesso fa cilecca.
La squadra che ha giocato in casa contro il Perugia o fuori a Carrara, era la stessa che abbiamo visto a Olbia e in altre disgraziate occasioni, ma non c’è paragone tra le prestazioni positive e quelle mediocri.
E allora bisogna chiedersi cosa succede nelle teste dei calciatori amaranto.
Ormai è chiaro a tutti che un buon approccio mentale alle partite è importante quanto una buona disposizione tattica in campo, ed è altrettanto chiaro che l’Arezzo lo sbaglia troppo spesso.
E qui dobbiamo tirare in ballo il lavoro dello staff tecnico.
Spetta a loro caricare a dovere gli uomini che di volta in volta devono scendere in campo.
In serie C non ci sono campioni, conta di più il gruppo, la forza fisica e mentale.
L’Arezzo ha dimostrato di poter competere a buonissimi livelli ed è giusto pretendere che lo faccia ogni volta, o quasi.
Comunque Forza Arezzo, sempre.