Non c’è pace per Padre Giovanni Serrotti ed il fratello Giuseppe, i due padri domenicani i cui superiori hanno intimato di lasciare entro il 15 gennaio, senza se e senza ma, il convento/santuario di Santa Maria del Sasso a Bibbiena, che li ha visti nascere, il padre e la madre ne erano custodi, e poi formarsi come sacerdoti.
Una vicenda che ha dell’incredibile, sia per i toni usati sia per la inusuale procedura rivolta a due ottantenni ancora nelle piene facoltà mentali e fisiche.
I due padri, molto noti ed amati non solo in Casentino, sono state e lo sono ancora e speriamo che lo siano ancora a lungo, importanti figure spirituali di riferimento.
Merce rara di questi tempi!
Ma ciò, evidentemente, poco importa ai loro superiori visto con quanta solerzia gli hanno intimato di lasciare il convento per Fiesole dove l’ordine ha una casa di riposo.
Un collocamento a riposo forzato che, ai due Serrotti va stretto e va stretto anche alla intera comunità, che ha cercato in questi mesi di interloquire con i superiori nell’intento di far desistere dalla scellerata decisione offrendosi anche di accollarsi l’assistenza dei due anziani qualora fosse necessario così come hanno proposto anche i familiari dei due padri.
Ma niente da fare!
In tutto questo, se da una parte la gente comune si sta facendo sentire non lo si può dire altrettanto della Diocesi aretina, la quale sta brillando per silenzio.
Una brutta storia in un momento in cui la Chiesa avrebbe bisogno di credibilità è essa stessa che si da la zappa sui piedi.
Padre Giovanni e Giuseppe hanno tutto il diritto cristiano di finire, quando lo deciderà nostro Signore, i loro giorni a Santa Maria del Sasso circondati dall’affetto dei loro parrocchiani e sotto il manto della Madonna che li ha visti nascere e diventare sacerdoti.
Non vorremmo che l’aforisma “Preti e frati di carità son privi: sotterrano i morti e fregano i vivi” fosse tremendamente vero!