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martedì, Luglio 9, 2024
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La gatta da pelare di Bartolomeo Della Gatta

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Un bel tacer non fu mai scritto.
Il bel proverbio italiano, nel caso specifico, calza a pennello fino a prova contraria.

Ci riferiamo a quanto divulgato in merito ad un restauro su una opera attribuita a Bartolomeo della Gatta di proprietà del Comune di Cortona e l’Accademia Etrusca che, a quanto si legge in una nota divulgata dalla suddetta amministrazione, sarebbero stati aggiunti dettagli e operate arbitrarie ricostruzioni sul volto del Bambino e della Vergine, oltre ad altre parti (mano, aureola, collo e vesti).

Se così fosse sarebbe un bel danno per l’intero mondo dell’arte così come per l’opera.
Ma un ma c’è eccome ed è assai grosso.
Ora sappiamo che qui in Italia sussiste una istituzione chiamata Soprintendenza ai beni artistici e sappiamo anche che suddetta istituzione è assai intransigente, come sappiamo che i restauratori italiani sono di elevata professionalità, sia quelli privati sia quelli che lavorano per lo Stato dicasi Soprintendenze varie, Opificio, Istituto Superiore del Restauro per citarne solo alcuni.

E non vi è alcun dubbio che quando una opera pubblica è sottoposta a restauro deve sottostare a una serie di passaggi prima di mettervi sopra le mani.
Il restauratore, ma ancor prima il direttore del restauro, uno storico dell’arte, è chiamato a valutare l’intervento più appropriato da eseguire ed è anche per questo che ogni restauro ha tempi lunghi perché vi sono tante e tante verifiche.

Sappiamo anche che tra ‘800 e ‘900 molti dipinti, oltre ad essere stati smembrati per essere venduti, venivano anche restaurati al gusto del momento tanto da cambiare totalmente connotati all’immagine.
Questa prassi, fortunatamente, dalla meta del ‘900 è stata bandita ed i successivi restauri non solo sono stati conservativi, ma hanno asportato tutte quelle parti aggiunte restituendo all’immagine l’originalità come pensata dal pittore che, a volte, non era poi così graziosa!

Prima e dopo il restauro

Questo per dire che prima di attribuire alla restauratrice e di conseguenza alla Soprintendenza di non aver vigilato perché aggiunti dettagli e operato arbitrarie ricostruzioni in base a delle fotografie dell’esposizione americana e anche dal catalogo della mostra (tutto questo è scritto nella nota) e si chiedono sanzioni sarebbe opportuno che la Soprintendenza, che non ha vigilato, ora avvalorasse o meno questo danno visto che è l’organismo deputato e non certo un catalogo di una mostra in Oklahoma.

Forse, per quel che ne sappiamo, prima di una qualsiasi boutade sarebbe cosa buona che a parlare fossero gli addetti ai lavori visto che abbiamo il fior fiore di storici dell’arte e di restauratori e non le giornalate.

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4 Commenti

  1. Dispiace assistere al facile linciaggio mediatico scatenato su questa vicenda, vedi Instagram, ed ancor di più leggere i toni aggressivi usati da Calabrone verso l’autore dell’ articolo.
    La Vespa mi pareva solo suggerire prudenza prima di delegittimare totalmente il lavoro
    di un restauratore, danneggiandone l’immagine e creando futuri pregiudizi professionali nei suoi confronti.
    Mi sembrava un richiamo di buonsenso visto che tutto si basa sulla diffusione di immagini fotografiche e letture di notizie varie.
    Ammetto pero’ di capire poco anche di Entomologia .

    • carissimo condivido il dispiace e sono profondamente rammaricato per quanto sta passando la restauratrice che se, come Ella stessa dichiara, il suo lavoro è stato condotto sotto la direzione della curatrice e la supervisione del museo e della soprintendenza, ha peccato di eccessiva fiducia dimenticando comunque il suo ruolo e la deontologia che è chiamata a perseguire.

      E per questo sono in linea sul chiedere prima di tutto al direttore del restauro, ovvero alla curatrice della mostra, cosa ne pensa di queste polemiche cosa che mi pare fino adesso non sia stata fatta.
      Di contro non accetto che tu mi accusi sui “toni aggressivi” usati verso la vespa.

      Ho soltanto scritto che mi è sembrato leggerla “già schierata” , con un articolo scritto forse con il supporto della stessa restauratrice.
      Seguo con piacere l’Ortica per la trasparenza e per l’oggettività.
      Ma se proprio devo rilevare mancanza di trasparenza e di oggettività in questa testata, la incontro purtroppo nella vespa.
      Troppo facile attaccare e criticare da dietro una tastiera.
      E questo da sempre fa la vespa; e per questo che io stesso non mi firmo.

      La stessa vespa troppo spesso ha usato toni aggressivi e offensivi, peccando di linciaggio mediatico nei confronti di tante persone.
      E anche questa volta ha buttato benzina sul fuoco, esponendo ancora una volta la povera restauratrice.
      Un bel tacere non fu mai scritto!
      E la mia vicinanza a Daniela.

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Dotata di due formidabili antenne capta, nel territorio urbico locale, tutto quanto c'è di anomalo e, a suo insindacabile giudizio, usa il velenoso pungiglione per raccontare e denunciare. Mimetica e veloce vola di qua e di là, da un abuso ad uno sperpero; da un incarico in odore di favore ad un finanziamento dato per l'acquisto dei bigodini della nonna.

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