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La E45 parla di noi, e non sarà riaperta così facilmente

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L’ho vista nascere, anche se mai diventare adulta.

Nel 1971 si annunciava il suo completamento per il 1975.

Non sono date sbagliate; i suoi cantieri erano già attivissimi nel 1971…

Non è mai stata aperta totalmente, nuova totalmente, ben costruita totalmente.

E’ una strada disgraziata, sulla quale hanno mangiato in troppi, quasi come se fosse stata realizzata dalla mafia al sud.

E invece bisogna aprire gli occhi, perché la mafia è ovunque, nelle menti e nell’agire di molti e a ogni latitudine.

Il disgraziato pilone che tutti abbiamo visto fotografato è soltanto uno, ma chissà quanti ce ne sono in quelle condizioni in giro per i lunghi viadotti della E45.

Il frutto di un lavoro fatto senza amore, per lo stesso lavoro e per la collettività.

Il risultato del vuoto senso civico che ci guida mentre lavoriamo, mentre contrattiamo senza scrupoli.

E’ stato giusto chiudere parzialmente la strada; è da un po’ che lo penso e finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di farlo.
Ed è giusto indagare e poi lo sarà chiuderla di più.

C’è da scommettere che molti sono i punti in cui quell’arteria è pericolosa; nei quali sarebbe incapace di reggere semplicemente alle vibrazioni continue del traffico pesante, figuriamoci a un terremoto davvero importante.

Non potremo chiudere gli occhi ogni volta che per sostituire quel tratto di strada saremo costretti a rispolverare itinerari ormai scomparsi dalle mappe dei nostri navigatori.

Dovremmo pensare se anche noi abbiamo contribuito al disastro comportandoci egoisticamente, senza amore per la nostra comunità, che in definitiva è l’Italia.

La situazione della E45 è certamente colpa di un gruppo di persone, ma quando queste verranno individuate dovremo sapere che ci sono dei responsabili anche per lo stato della due mari nel tratto tra Monte San Savino e San Zeno, così come per quello degli edifici scolastici e della scuola in generale….

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Chissà che troiai c’è sotto la E45. Eppoi ce se lamenta dei governanti…

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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