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sabato, Marzo 30, 2024
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La Passione degli aretini non è solo quella del venerdì santo

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Se si gira un po’ per il territorio intorno al nostro si ha l’impressione netta che Arezzo sia rimasta un po’ indietro rispetto alle cugine Siena e Perugia, per esempio, ma anche alle varie Pistoia, Lucca ecc.

Queste città danno l’idea di stare meglio.
Perché da noi la crisi morde più che altrove. Qui si chiudono la Del Tongo e la Cantarelli, fallisce l’Arezzo, starnazza nelle sabbie mobili Agorà (che le sedi le ha altrove probabilmente solo per sfuggire al fisco) e si vedono pochissime gru di cantiere.

Qui i negozi chiudono a raffica e anche i supermercati non brillano per redditualità.

Dalle nostre parti non siamo nemmeno capaci di gestire il rapporto con gli immigrati, visto che si chiude La Casa delle Culture, luogo di riferimento per loro e non soltanto. Scuola nella quale si insegna(va) l’Italiano a chi non lo sa masticare.

Il Caffè dei Costanti, uno dei locali storici d’Italia, sta per chiudere i battenti una seconda volta perché gli incassi non coprono le ingenti spese di gestione (Ma qual è la voce principale di queste spese di gestione?
L’affitto da pagare a una banca che una volta era quella del territorio, ma oggi è forestiera).

Anche e soprattutto quella abbiamo perso; la nostra banchetta… nghèèèè!

La Passione gli aretini la vivono da soli e in diretta, senza bisogno di tante rievocazioni… altro che ripresa!
Manco quella dele machine, che ormai son vecchie e ‘n s’ha i guadrini per cambialle.

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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