Sembra che l’originalità in ambito culturale non stia di casa ad Arezzo, anzi proprio il contrario.
Da qualche anno a questa parte va di moda tra associazioni e congreghe il format del “ciclo di presentazione di libri”.
Il primo a proporre questo tipo di evento fu il Giardino dei Libri, a cui va dato merito di aver creato interesse e numeri intorno a questa cosa.
Ovviamente a capofitto tutti gli altri “operatori culturali” si sono messi a copiare, spessissimo con scarso successo, (nonostante le roboanti dichiarazioni), la stessa cosa.
Succede allora che in salette anguste, con dieci o venti spettatori, le associazioni culturali presentino libri di chiunque, dal poeta dialettale all’economista di Rigutino, il romanziere del Diario di un Chianino, agli improbabili libri fotografici sulle tegole di Poppi.
Peggio che mai quando il libro presentato è stato pagato dal Comune o da qualche ente al solito raccomandato, che venderà 10 copie e il resto a macerare negli scatoloni per anni.
Leggi sulla Nazione nelle tre righe dedicate in ultima della cronaca locale della kermesse, che sembra venga il Dalai Lama a parlare, quando alla meglio ti ritrovi un clone del Minestrina.
I presidenti delle associazioni (che badano più a cercare sponsor per il quadrino che a stilare eventi decenti) gongolano, anche a fronte della stanzetta vuota e dei soliti quattro gatti (che girano come forsennati a tutte gli eventi), con comunicati stampa in toni entusiastici.
La cultura aretina è chiaramente agonizzante, intreressa poco e a pochi, salvo a chi con queste cose intasca soldi e soldini di sponsor, enti e patrocini, che quasi mai vanno ad essere spesi per l’evento, quanto per altri interessi più personalistici di pochi.
Se questo è il futuro, arridateci i libri illustrati senza didascalie, guardiamo le figure !