La catena di negozi Tiger, un marchio che un tempo (anni ’70 e ’80 del secolo scorso) era legato esclusivamente a scarpette per la pallavolo particolarmente di moda tra i giovani, arriva oggi dalla Danimarca e imperversa un po’ ovunque, proponendo alla medesima categoria cianfrusaglie varie di nessuna utilità.
Anzi, non è esatto; le cose che possono avere un’utilità in realtà erano reperibili facilmente in altri negozi, come quelli di articoli per la casa, la scuola e la cartoleria.
Cosa aggiunge Tiger a questi prodotti? Una serie di gingilli inutili dei quali non si avvertiva la mancanza prima del suo arrivo, ad Arezzo come altrove.
Cosa può fare un brand (un marchio-tendenza) basato su un po’ di design e prezzi abbordabili dai ragazzi…