Mi sto chiedendo da un po’ di tempo se si può dire, in Italia, di essere contrari alla manifestazione del gay pride che ciclicamente si svolge in Italia e il 27 maggio ad Arezzo e, se non ho capito male, successivamente in altre città.
Forse si può dire, mi diranno, ma hai un obbligo di argomentare e motivare non indifferente.
Cioè devi stare lì ore ed ore magari giorni e giorni a discutere perché l’argomento è delicato sdrucciolevole e i gay, non capisco perché, sono una forza molto importante ed hanno molte protezioni, come una vera e propria lobby.
Va bene, d’accordo, ma io dico la mia lo stesso, ne ho diritto, senza rischiare di essere fucilato.
La manifestazione non mi piace perché non capisco con quale orgoglio due donne o due uomini si bacino, ad andare bene, per strada.
Siccome, diciamo così, non mi pare il massimo l’omosessualità ciascuno se la viva come vuole senza necessità di sbandierarla ai quattro venti, magari di fronte a bambini che, giustamente, non capiscono e si scandalizzano.
Sappiamo che queste manifestazioni si trasformano in pagliacciate anche volgari e quindi non capisco neppure perché amministrazioni pubbliche, vedi Comuni della Valdichiana, si siano sperticate per dare il patrocinio.
Si lo so, dovrei argomentare maggiormente, ma invece non lo faccio e mi fermo qui.
E’ un mio diritto!