Certo, aveva sposato Madonna Cosina, Niccosetta Bacci, figlia di Francesco, noto imprenditore proprietario di diversi lanifici in Arezzo, famiglia di mercanti che avevano un secolo prima fatto fare una cappella privata nella Basilica di San Francesco, dove troviamo gli affreschi “storia della croce”, quando la piccola aveva solo 11 anni e lui 38, era il 1549 di ritorno da Roma durante il suo periodo presso la famiglia Farnese.
Lui avrebbe preferito vivere di fama, di arte, e di ricerca, che sollazzarsi di pocce, di culi e di passere femminili, viveva nel suo mondo, ( non è vero!) particolare, tanto che soffriva di depressione, infatti dopo il periodo fiorentino dei Medici, si ritirò all’eremo di Camaldoli per diverso tempo, e in questa solitudine esistenziale, dopo le influenze del Rosso Fiorentino, che per sfuggire al sacco di Roma da parte dei Lanzitenecchi, era giunto ad Arezzo, sviluppò il suo stile manieristico(!?).
Lasciò la fanciulla sposa presso la famiglia Bacci, ancora, lei, sotto le lunghe gonne, non era provvista del pelo, ma dopo due anni, curioso dei progressi di sviluppo corporeo della sposa, se la prese con sé, e la portò per tutto il suo peregrinare tra corti, palazzi e famiglie altolocate.