Sul finire dello scorso anno sono state adottate alcune deliberazioni da parte del Direttore Generale della ASL Toscana Sud Est, che comprende il territorio di Arezzo, Siena e Grosseto, in collaborazione con la Regione Toscana.
Queste decisioni, seppur passate quasi inosservate, sollevano diverse perplessità.
In sostanza, ASL Toscana Sud Est e Regione Toscana hanno deciso di spostare una parte significativa del bilancio annuale dalla terapia, comprendente la chirurgia effettuata presso le case di cura, alla diagnostica, quali Tac, risonanze e visite specialistiche.
Ciò ha comportato un taglio del 40% degli interventi presso le tre principali case di cura della zona, come il Centro Chirurgico Toscano, San Giuseppe di Arezzo e Rugani di Siena, riducendone notevolmente la capacità operativa.
Il primo problema derivato da questa decisione è che i cittadini del nostro territorio, affiliati alla nostra ASL, ora si trovano costretti a pagare per gli interventi, a rivolgersi a strutture al di fuori della regione o, in alcuni casi, a recarsi al di fuori della regione per sottoporsi a interventi chirurgici, data la lunga lista d’attesa nei nostri ospedali.
Tutto ciò è motivato dall’intenzione dell’azienda di ridurre i tempi d’attesa per le diagnosi, attualmente estremamente prolungati.
Tuttavia, ci si scontra con la cruda realtà: la mancanza critica di personale infermieristico e medico necessario per effettuare i vari servizi di diagnostica, problema denunciato ripetutamente dalle associazioni di categoria dei medici e degli infermieri.
Di conseguenza, il disastro delle lunghe attese persiste, se non addirittura si aggrava.
In conclusione, questa decisione di taglio lineare del bilancio rischia seriamente di essere inefficace.
Da un lato, si limita l’accesso dei cittadini alle cure chirurgiche presso le strutture locali, mentre dall’altro non si garantisce una riduzione effettiva dei tempi d’attesa per le diagnosi. Resta da sperare che queste decisioni possano portare ai risultati sperati, ma il rischio di un nuovo disastro nel sistema sanitario locale è concreto e preoccupante.