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Gestione illecita dei rifiuti, perquisizioni dei carabinieri alla Chimet

Indagati i vertici e due dirigenti. L’azienda: "Rispettate tutte le regole". L’operazione disposta dal Pm della Dda di Firenze Monferini: si tratta di un filone laterale dell’inchiesta Keu

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I carabinieri del Noe di Firenze, il nucleo operativo ecologico, hanno effettuato una perquisizione alla Chimet di Badia al Pino.
Si tratta di una nuova indagine, a margine dell’inchiesta del principale filone Keu che aveva già interessato i vertici Chimet lo scorso anno nel mese di novembre: smaltimento illecito di rifiuti era l’accusa.
L’indagine riguarderebbe la gestione di rifiuti, in particolare la classificazione degli scarti di lavorazione conferiti nel periodo 2012 al 2021, nell’impianto di Viterbo.

Secondo il Pm antimafia di Firenze Giulio Monferini, quei materiali sarebbero pericolosi e per questo da smaltire secondo adeguate procedure.

Nella sua nota Chimet torna a ribadire: siamo controllati da Arpat e Regione, “l’azienda è fermamente convinta di aver attribuito un corretto codice al rifiuto”.

Da almeno 15 anni il gigante dell’oro, protagonista pure di una costante espansione che l’ha portata appunto a diventare primo in Toscana per fatturato, vive assediato dalle inchieste giudiziarie.

La prima fu avviata dalla procura di Arezzo e dall’allora Pm Roberto Rossi con un blitz del febbraio 2008 a Badia al Pino in cui fu adoperato persino un elicottero.

All’allora amministratore delegato e comproprietario Sergio Squarcialupi fu contestato il disastro ambientale, anche se poi il processo si è concluso con un’assoluzione quasi totale. Ora l’indagine Keu con i suoi filoni collaterali.

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