C’è un problema che a prima vista può apparire secondario, un problema che si trascina da tempo in questa città, ma che ora assume una particolare rilevanza: dove fare la pipì se siamo in città?
Ad Arezzo, insistono 25.000 ultra sessantacinquenni che fino a febbraio li vedevi circolare tranquillamente per la città sapendo bene che, in caso di bisogni urgenti, mancando completamente bagni pubblici, potevano rivolgersi al bar.
Certo, dovevano poi prendere almeno un caffè e forse per questo alcuni erano particolarmente nervosi ma con la vescica rilassata.
Ora con le disposizioni per il coronavirus e la chiusura dei bar, il problema diventa pressante per tutti.
Trovarsi in centro, lontano da casa, può diventare un dramma se ti scappa.
Non sappiamo ancora esattamente come funzioneranno, se funzioneranno, i bagni con la riapertura dei bar.
In ogni caso, prima o poi il comune dovrà prendere in considerazione la mancanza di bagni pubblici in città o, in alternativa fornire a tutti i prostatici, invece delle mascherine, quei dispositivi tena che le televisioni pubblicizzano a iosa in ogni ora del giorno, ben sapendo i problemi che accompagnano l’invecchiamento della popolazione.
Se non verranno prese adeguate misure ci potrebbero essere flash mob di pisciate lungo tutto Corso italia.
Certo, la soddisfazione principale sarebbe poter pisciare su questo carogna-virus, ma a volte l’urgente non lascia tempo per l’importante.