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venerdì, Marzo 29, 2024
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Lo scivolone della Caritas comunque funziona

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Sul canale Youtube della Caritas aretina ci sono quattro video promozionali; tre di questi a stento superano le 250 visualizzazioni, Ma col quarto siamo già in corsa verso le oltre 5000.
Il “merito” è avere inserito come protagonista il Lucertola, noto a tutta la cittadinanza per le sue imprese, non certo eroiche e nemmeno a fini positivi.
Stranamente, per chi scrive e la pensa in maniera opposta, a molti aretini questo soggetto piace, e non si capisce francamente il perché.
Fa simpatia a tanti, viene difeso da molti, forse quelli a cui la bicicletta non è stata “attenzionata”, ma sostanzialmente cosa faccia e abbia fatto non è certo nota di merito.
Lasciando stare la coglionaggine di pensiero di tante persone vittima di facilonerie e simpatie mal riposte, anche il vicesindaco Gamurrini, in un post Facebook ha stigmatizzato la questione, postando queste parole:

“Se avessi avuto qualche dubbio se continuare a dare il 5 x mille al CALCIT o donarlo alla Caritas di Arezzo…ora sarebbe definitivamente fugato.
Credo che utilizzare un “poco di buono” come testimonial per chiedere il 5 x mille sia un’offensa nei confronti di chi ha veramente bisogno (fra l’altro facendo credere che questo tizio abbia una minima voglia di lavorare).
Attenzione non mi permetto di giudicare la situazione di un disgraziato, sostengo azioni ed associazioni che operano a scopo benefico e credo che chi si trova in difficoltà vada aiutato, ma non è questo il caso.
(esprimo il mio modesto e contestabile parere).

Se poi lo spot è stato realizzato per farci ridere allora..dico semplicemente che non mi fa ridere”.

Parole perfettamente condivisibili, giuste per chi redige questo articolo, ma contestate da molti, con commenti a favore del Lucertola.
A queste persone consigliamo caldamente di chiudere bene garage e portoni quando ripongono la bicicletta, e cercarsi “eroi” di ben altra pasta.
Alla Caritas diciamo che la sua “furbata” ha pagato, ma certamente ha portato anche un notevole danno di immagine.
Se mai avessi io voluto dare il 5 X 1000 a loro, come invita lo spot, piuttosto lo destino a chiunquae altro.
Come me la pensano in tanti.

5 Commenti

  1. La Caritas che lo rende testimonial dello spot pubblicitario è solo la naturale conseguenza dell’averlo reso “il simpatico personaggio locale degli ultimi due anni” tramite internet.
    Molti di coloro che ieri ridevano con i video e con i meme, oggi si indignano guardando il video della Caritas (ma magari continuano a ridere coi video ed i meme).
    Cosa c’è di tanto diverso, se alziamo il velo della forma?
    In questa città fino a qualche anno fa vi erano i così detti personaggi tipici: persone bizzarre e particolari, ma anche vecchi personaggi da quartiere storico che rappresentavano la memoria di una città quasi scomparsa. Erano a modo loro dei simboli di aretinità: era qualcosa di bello, che stabiliva un legame più umano con la città, il suo passato recente, le sue piccole storie, storie di persone comuni, a volte tristi ma con un retrogusto di dolcezza.
    Adesso non ci sono più. Ne sopravvive il ricordo da parte di chi ha nostalgia. Di loro o dei tempi in cui hanno vissuto? Forse di entrambi? Di loro che non ci sono più simboli di un’Arezzo che non c’è più? Di un tipo di vita ed un mentalità che si va perdendo? chissà….
    Il tempo ha determinato non solo la morte di queste persone, ma anche un cambiamento della mentalità di chi è rimasto (e nuove generazioni).
    Se prima la persona diventava personaggio personaggio in base alla sua storia personale, di cui esso a sua volta con le specifiche caratteristiche identificanti era il risultato (e quella storia al contempo segnava un pezzo di storia della città intrecciandosi ad altre storie, diventando così memoria vivente e tangibile) adesso i personaggi noti hanno caratteristiche diverse.
    Non c’è storia, né memoria. Diventano un meme o un breve filmato, occasione di risata (spesso grottesca). Tutto ciò nasce e muore restando chiuso in sé stesso in una paradossale negazione della persona, come se non esistesse più ne questa ne la sua storia, nullificato da un personaggio che può trovarsi qui come ovunque perchè in realtà sta in nessun luogo reale. Questo personaggio locale nei video fatti dai concittadini, nei meme, viene definito per lo più in modo simpatico, suscita ilarità, buonumore, come se il mezzo virtuale avesse cancellato la persona a favore di un personaggio che ha vita per quei due minuti di filmato o quello sguardo sulla foto. Forse l’aver fatto da testimonial per la Caritas ha suscitato sdegno proprio perché non ha permesso questa illusione: non è più il buffo Luce che sta sul video virale a dire cavolate (e che tra l’altro è stato in precedenza utilizzato, se non ricordo male, anche per promuovere un evento), ma è il tossico che ruba etc…
    Forse lo spot Caritas gli ha restituito la sua storia, facendolo tornare persona, persona viva e reale, persona non così gradevole e che sta all’opposto del personaggio che vive due minuti nello schermo. A ben guardare, infine, è più adatto come “testimonial” Caritas in quanto persona disagiata (benchè a quanto pare non voglia esser aiutata ad uscire dalla sua condizione, forse per questo è il “tossico” sbagliato per lo spot. Ma, d’altra parte, è l’unico tossico che da noi bravi cittadini è stato fatto diventare virale -e mi si perdoni il termine infelice dato il periodo) che come simpatico personaggio locale protagonista di meme e video, cosa che ha provocato solo qualche sparuta protesta.
    La tristezza di molte della storie di quei personaggi di un tempo era viva malinconica, reale, umana: diventava tristezza di tutti.
    La tristezza attuale non è la tristezza che accompagna una storia: l’unica a palesarsi è quella suscitata dal vuoto pneumatico di una risata che diventa poi indignazione, senza riconoscere che sono la stessa identica cosa.

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Il Burattino
Il Burattino
Giocatore incallito di verbi e parole, iconoclasta e irrispettoso, non si piega e non si spezza, specialmente quando il gioco si fa duro, egli comincia a giocare. Abituato a prendere botte si difende a colpi di mazza, poliglotta e multietnico, è forse il primo immigrato di Arezzo dalle calde terre dell'Africa.

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