E’ giovane, ha quindi poca esperienza come allenatore.
Ha vinto un campionato di serie D lo scorso anno, ma non è la stessa cosa che allenare in C.
Detto questo Dido ha affrontato la stagione con il cipiglio del condottiero vero; ha provato a dominare il gioco con la sua truppa e varato un 4-2-4 piuttosto spregiudicato.
Non tutto è andato come previsto, per via di errori, ma soprattutto di episodi girati al contrario, e Infortuni in serie.
A ben guardare l’Arezzo ha toppato alla grande solo la partita di Grosseto contro la Pianese, partita nella quale ha comunque avuto cinque o sei occasioni non sfruttate per rimettere in sesto un incontro nato male per via di una svirgolata disgraziata di un esordiente tra i professionisti.
Per il resto nella prima fase ha vinto bene la prima, vinto a Crema (anche se l’arbitro le ha tolto due punti) e meritato di pareggiare con Juve e Albino Leffe.
Per strada l’Arezzo ha perso calciatori importanti come Burzigotti, Zini, Corrado, Sereni, Borghini, Volpicelli, Dell’Agnello e Picchi per infortuni di varia natura.
Così Di Donato è stato costretto a virare verso il più abbottonato 3-5-2 e a utilizzare giocatori fuori ruolo, confidando nella loro disponibilità e qualità.
Lo ha fatto con coraggio in due giorni, al volo, durante un tour de force che avrebbe ammazzato un toro (cinque partite in venti giorni) e con la rosa decimata.
Con quel modulo ha affrontato la trasferta di Como che se persa gli sarebbe forse costata l’esonero.
Deriso da molti per via dei vari Piu e Belloni messi in difesa da quinti esterni e di Rolando braccetto nei tre di centrocampo; è invece riuscito a proteggere a dovere la parte più debole della squadra, con il risultato di portare a casa un pari tutt’altro che scontato in quella fase.
Certo, sono emersi limiti e sono stati commessi errori di gioventù e da fuori ruolo, ma il mix ha funzionato a sufficienza alla prima prova.
Alla seconda partita affrontata con il 3-5-2 naturalmente le cose sono migliorate e ogni calciatore era più convinto dell’efficacia del proprio sacrificio per la causa.
La doppietta di Gori e l’ingresso di Ceccarelli (sia pure solo nella fase finale dell’incontro con la Pro Patria) hanno dato certezze a una squadra che nel momento peggiore era diventata timorosa e quasi impotente.
Gori è certo una punta vera in grado di fare la differenza in categoria.
Deve solo crederci e comprendere bene (ma forse l’ha già fatto) di non essere sceso tra i principianti, ma in un campionato difficile da giocare, dove a cominciare da domenica prossima gli faranno una guardia spietata.
Ceccarelli ha esperienza da vendere maturata in serie B e in C.
E’ un centrale difensivo che sa il fatto suo e si è presentato in buona forma nel gruppo di Di Donato.
Sarà determinante per dare maggiore tranquillità al reparto e “sostituisce” in rosa quel Burzigotti che per un motivo o per l’altro l’Arezzo non ha mai veramente avuto a disposizione.
Ce n’è abbastanza, dopo il 3-1 contro i collaudati bustocchi di mister Javorcic, per non dare per scontato che l’Arezzo debba soccombere domenica prossima al cospetto della prima della classe, quel Monza che vanta come presidente Paolo Berlusconi e come direttore generale Adriano Galliani.
E’ una corazzata per costruire la quale la società ha speso, si dice, più di dieci milioni (l’Arezzo zero e anzi 900000 euro di attivo in campagna acquisti e cessioni), comunque le squadre si fanno sì con la qualità, ma anche molto con la testa e il cuore giusti, con la “garra”, specialmente in serie C.
Forza Arezzo e Forza Di Donato!