Oggi inizia ufficialmente il mese più paraculo dell’anno.
Invece di prepararsi a quello che il Natale vuole significare, almeno per i credenti, le città si addobbano di luci e paillettes per cercare di far spendere il più possibile.
I mercatini, che durante la settimana sono praticamente deserti, aspettano nel week-end il pienone.
La parte del leone la fanno i banchi alimentari, naturalmente, ed anche i bar della zona alta di Arezzo sembrano soddisfatti.
Meno convinti sono le miriadi di negozi e negozietti che non vendono cibo ma altre merci.
La gente spende poco, sta attenta come non mai, e se può frequenta quei negozi cinesi che fino a qualche tempo fa venivano denigrati.
Anche ad Arezzo la crisi e l’incertezza si fanno sentire.
Mentre le televisioni e i giornali bombardano sulle notizie relative all’ex Bancaetruria, mentre la politica e gli organi di vigilanza si tirano piatti di accuse, mentre si attendono soluzioni per aziende importanti come la Cantarelli, (tra le poche rimaste nella nostra zona), gli aretini sembrano in attesa di qualcosa che ancora non si vede all’orizzonte.
Il traffico, non avendo previsto delle vere zone ZTL, diviene sempre più caotico e la percezione della sicurezza sempre più in caduta libera.
Eppure la voglia di risorgere c’è.
I ristoranti al sabato sera sono pieni, al diavolo la crisi della cultura, l’importante è avere la pancia piena.
Certo, se non ci fossero le associazioni private, dall’Aurora del mitico Cico al Passioni Festival di Marco Meacci e poche altre realtà, la gente non si alzerebbe mai da tavola per curiosare nel mondo più vasto della cultura e della mente.
“Quando verrà Natale, tutto il mondo cambierà…” cantava Venditti.
Già ma quale Natale?