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Ghinelli: dipende da Roma se la realtà non collima con il mio mondo di cartapesta

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Di Felice Cini
Quand’era piccino Alessandro amava tanto i castelli di sabbia.
Il futuro sindaco di Arezzo s’ingegnava a realizzarli più belli dei suoi coetanei e durante la sua età infantile gli capitò di cimentarsi anche con qualcuno molto più infante di lui nella tecnica di edificare con la sabbia e sconfisse anche l’avversario più giovane in questa gara premonitrice della sfida più impegnativa cui era destinato in età adulta.

Quando divenne grandicello Alessandro, messa da parte la sabbia, s’ingegnò con la cartapesta, incaponendosi a condurre una vita politica ispirata alla tara infantile di voler essere ammirato in qualità di eccelso costruttore di castelli, bellissimi ma effimeri.

Già bimbo socievole divenne un adulto empatico, circondato da tanti sodali, sia avversari sia amici, tutti cresciuti come lui nell’ideale di fare finta, finta nella vita come, tanto per fare qualche esempio, fingono benissimo in questo campo il finto comunista e il finto leghista e/o fascista, il finto centrodestra e il finto centrosinistra.
Un bel giorno Alessandro riunì le sue tante amicizie e disse loro: mi fingerò civico e realizzerò con la cartapesta i principali problemi che mi riprometto di risolvere tra i più gravi che affliggono la mia città di Arezzo.
Come, tanto per fare qualche esempio, l’emergenza sicurezza e l’emergenza del degrado.

Fu così che si mise di buona lena a popolare la sua città di sagome, ognuna raffigurante una tipologia di problematica e di segnale di disagio sociale, come, tanto per fare qualche esempio, lo spacciatore di droga e il questuante molesto, quel genere di sedicente povero che vive meglio di altri opprimendo il prossimo suo con martellanti modiche somme di denaro, dopodiché ne realizzò una a propria immagine e somiglianza, realizzò la sagoma di cartapesta raffigurante il nuovo sindaco nell’atto di risolvere tutto.

Lo applaudirono in pochi, qualcuno gli chiese “scusa Alessandro, ma tra la cartapesta e la realtà ce ne passa, te ne rendi almeno conto? Mica siamo più bambini!”, ma lui rispose da ingegnere anche a questa obiezione e replicò “L’esperienza mi dice e mi insegna che la cartapesta è come la sabbia, agli occhi di chi vede è come quei castelli che tutti ammiravano quando ero piccino, da quanto li realizzavo bene, cosicché anche da sindaco mi affiderò a questo tipo di consenso”, e così andò che in pochi lo sostennero, meno ancora lo votarono ma l’ex piccino costruttore di castelli di sabbia divenne il sindaco di Arezzo, abile con la cartapesta a risolvere qualunque cosa ma invalido con il mondo reale.

Purtroppo e però a differenza di quando era piccino, che se cadeva una torre o non si levava il ponte levatoio non nessuno gli faceva una colpa di essere stato incapace di realizzare il castello di sabbia in base a quanto aveva annunciato prima di mettersi all’opera, da grande il povero Alessandro ebbe la rogna di qualche critica all’insegna della sua amministrazione di cartapesta.
Ma egli sempre rispose a qualunque obiezione come faceva da piccino.
E se da bambino dava la colpa alla sabbia, oggi che è adulto risponde: “Dipende da Roma se la realtà non collima con il mio mondo di cartapesta”.

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Felice Cini
Mi piacerebbe essere Tristano ma sono Felicino, vorrei essere qualcuno ma sono nessuno. Mi piacerebbe raccontare qualcosa di buono ma non ho argomenti. Vorrei un argomento positivo sul mondo che ci circonda ma non mi piace granché ciò che ci circonda. Scrivo su l'Ortica per la mia passione per ciò che non va bene. Mi assomiglia.

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