Per chi non è avvezzo alle dinamiche all’interno di giornali, cartacei e online, radio televisoni locali, Arezzo non si discosta per nulla dalle usanze del resto d’Italia.
Il copia e incolla, scritto, parlato o filmato, delle veline di enti, comuni, associazioni di categoria, gruppi di potere e compagnia cantante è all’ordine del giorno, se non del minuto.
Sfogliando o guardando i prodotti editoriali locali sembra esserci una uniformità di notizia, di pensiero e di veduta francamente imbarazzante.
I direttori e le redazioni non devono dispiacere i poteri cittadini, le categorie economiche e politiche, pena l’ostracismo, il non acquisire pubblicità ergo denaro, spesso foraggiata da questi soggetti, direttamente e indirettamente.
Al di la della cronaca, il resto è una propaganda del più influente, del più pesante politicamente e socialmente, una sudditanza psicologica, a volte mista ad interessi personalistici.
Sono sempre i soliti sette – otto nomi a figurare in tv o sui giornali, spesso ad autoincensarsi sul nulla, a propagandare il vuoto pneumatico, tanto che leggere il giornale di sei mesi fa o quello di domani è la stessa cosa.
La crisi ha ridotto la vendita di giornali notevolmente, ma il copia e incolla per osmosi si è affermato sul web e nelle radio e tv locali.
Si mormora di articoli pagati 2 o 3 euro, di collaborazioni a 25 euro al mese, ma onestamente per tali cifre vendersi sarebbe un offesa alla dignità personale.
Eppure qualcuno lo ha fatto, letteralmente al costo di un caffè.
Nonostante questo, molti giornalisti aretini (o pseudotali) se la tirano con una spocchia che rasenta la follia.