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sabato, Marzo 30, 2024
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Arezzo, tutte le notizie di oggi: 20 Aprile

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Emergenza Covid, approvati gli atti d’indirizzo di opposizione e maggioranza

Il consiglio comunale ha approvato due atti d’indirizzo distinti, ancorché simili nelle proposte, contenenti misure economiche per fronteggiare l’emergenza covid-19.
Il primo atto d’indirizzo, presentato dai consiglieri d’opposizione Luciano Ralli e Francesco Romizi, ha avuto il via libera dell’aula con 16 voti favorevoli e 12 astensioni (tre consiglieri, compreso il sindaco, non hanno partecipato al voto).
Il secondo atto d’indirizzo, presentato dai capogruppo di maggioranza, è invece passato con 26 voti favorevoli (quattro consiglieri non hanno partecipato al voto).

Tra le varie proposte contenute nel documento presentato dal centrosinistra figurano: sospensione immediata di tasse e imposte comunali e possibilità di “spalmare” quanto dovuto in più rate; chiedere a Estra e Nuove Acque di adottare lo stesso comportamento; discutere con camera di commercio, categorie economiche e sistema bancario la possibilità di uno stop al pagamento dei mutui; promuovere la riconversione delle aziende tessili disponibili per produrre mascherine.
E ancora: posticipo prima rata Tari; riduzione e agevolazioni per il pagamento dell’Imu; riduzione della Cosap; riduzione dei trasferimenti di liquidità alle Fondazioni.

Nell’atto di indirizzo illustrato dal centrodestra si auspica, tra l’altro, la predisposizione di uno strumento finanziario di intervento che renda possibile una riduzione della Tari a favore delle attività commerciali e artigianali che sono state oggetto dei provvedimenti governativi di chiusura e non hanno proseguito la propria attività; verifica di forme finanziariamente meno onerose per i contribuenti riguardanti l’Imu; destinazione della quota dell’utile 2019 di Nuove Acque a copertura di interventi a favore delle utenze più in difficoltà; valutazione di misure volte a incrementare le risorse destinate al fondo “buoni spesa”; revisione degli interventi del piano di opere pubbliche coerente con lo stato di emergenza; attivazione immediata di procedure che consentano di svolgere incontri con i tecnici istruttori di pratiche edilizie e urbanistiche attraverso videoconferenza.

Entrambi gli atti di indirizzo prevedono la costituzione di un tavolo permanente di confronto con associazioni di categoria, rappresentanze sindacali, istituti di credito e imprese.

Virus: settima vittima della Rsa di Montevarchi: sette i nuovi casi e dieci le guarigioni

Ancora un decesso legato alla casa di riposo valdarnese: aveva 92 anni, era ricoverato al San Donato.
Un positivo in una residenza per disabili a Serravalle, dove c’erano stati sette tamponi incerti, rifatti hanno accertato la positività di uno degli ospiti, che è stato subito isolato.
Tra questi c’è un altro caso a Civitella, un ottantenne, tre casi a Montevarchi, di 22, 73, 21 anni e due a San Giovanni Valdarno di 62 e 78 anni.
E c’è un altro anziano 83enne, della Rsa di Bucine che è stato trovato positivo: era al secondo piano, è stato trasferito al piano zero.
Nessun caso in città.Video
Via Arno: residenza sicura per tutti, da ieri sera ospita i due anziani di Villa Fiorita risultati positivi

Da ieri sera i due anziani ospiti della Rsa di Villa Fiorita sono nella struttura Koinè di Via Arno. La cooperativa sociale ha messo a disposizione la palazzina a due piani che, prima del trasferimento in via Duccio da Buoninsegna, era la sua sede storica.
Gli ospiti sono stati sistemati in camera singole al secondo piano che è collegato al primo sia da scale che da ascensori.
Questo consente due percorsi diversi per quelli che il gergo tecnico definisce il pulito e lo sporco: nessuna possibilità di contaminazione, quindi.
Il cibo non viene cucinato all’interno ma portato dall’esterno in modo sicuro da Koinè che si occupa anche della pulizia dei locali.
Trattandosi di un modulo di cure intermedie, l’Azienda sanitaria ha provveduto a garantire anche la presenza di 1 infermiere e di 1 Oss per tutte le 24 ore. Non solo. L’ASL garantisce il monitoraggio delle condizioni cliniche attraverso accessi da parte dei medici USCA. L’Amministrazione comunale fornisce, in collaborazione con Sei, gli speciali contenitori per la raccolta dei rifiuti.
Ovviamente all’interno della struttura può entrare esclusivamente il personale sanitario e tecnico indispensabile per l’assistenza e la cura degli ospiti.
Cosap e Fiera Antiquaria, approvate due pratiche dal consiglio comunale

Il consiglio comunale ha approvato due pratiche illustrate dall’assessore Marcello Comanducci.
Via libera alle modifiche al Regolamento per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (COSAP).
In particolare, l’aula ha votato favorevolmente alla rettifica della tabella dei coefficienti di valutazione economica, prevedendo che, ove il suolo oggetto di concessione sia privato ad uso pubblico, il concessionario non sia tenuto al pagamento del canone per l’occupazione.
Sono anche introdotti differenti coefficienti di valutazione economica per i chioschi adibiti ad edicole.
“Per il Comune – ha spiegato Comanducci – si prevedono mancati introiti per circa 8.600 euro.
Una cifra minimale ma che è un primo passo a sostegno della ripresa, in attesa di varare provvedimenti più incisivi per il dopo emergenza Covid”.
L’aula ha poi dato l’ok all’aggiornamento del regolamento della Fiera Antiquaria, in base alla nuova legislazione regionale e alla definizione di norme di comportamento finalizzate a garantire gli standard qualitativi delle merci e degli operatori, con adeguamento delle planimetrie.
Buoni spesa, l’assessore Tanti: “La fretta non va d’accordo con la dignità e l’equità

Non distribuirò mezzo milione di euro senza aver verificato le domande una ad una
Arrivate 3.296 richieste. 1.143 non avevano diritto di accedere a denari pubblici”
“Faccio una premessa.
Se la Città di Arezzo non godesse da anni dei voucher sociali e di un sistema, operativo già dal 5 marzo, che permette di attivare servizi individuali emergenziali dall’oggi al domani legati al COVID 19, avrei sicuramente preso la strada di molti altri: dare i buoni spesa subito, facendo inoltrare la richiesta solo per telefono, fidandomi di una mail e di una chiacchierata.

Mi sarei accontentata di verificare il numero di componenti della famiglia richiedente come se una famiglia di tre persone che paga un affitto, che ha un figlio piccolo, che ha entrambi i genitori disoccupati perché partite IVA, avesse gli stessi bisogni di una famiglia di tre persone, che abita in una casa di proprietà, ha un nonno con la minima o percepisce il reddito di cittadinanza.
Perché questo sarebbe ovviamente successo.

Arezzo può permettersi di fare diversamente, lo ha fatto e lo farà.
E meno male, dico, perché se avessimo fatto “subito” avremmo soddisfatto 3.296 richieste: peccato che di queste, 1.143 non erano “buone” perché magari la stessa famiglia aveva inoltrato due richieste diverse, una del marito e una della moglie; oppure perché la stessa famiglia è passata da avere 3 componenti a 4 nel giro di due giorni; oppure nel giro di tre giorni è passata da avere qualche soldo in banca a non aver nulla.
Se avessimo fatto subito, con una semplice telefonata, avremmo fatto questo: avremmo erogato 1.143 buoni di denaro pubblico a chi non ne ha diritto.
Ma non solo: anche adesso, nel complesso delle 2.153 domande ci sono 110 domande incomplete.
Le scartiamo?
Per un errore materiale depenniamo chi ha diritto ad un aiuto?
O cerchiamo di fare sì che si possano completare?

E poi: 264 richieste sono di cittadini che ci dicono che nel mese di marzo hanno guadagnato anche più di 2000 euro.
Le scartiamo?
Se mi limito ad una telefonata ovviamente sì.
Che bisogno alimentare ha mai chi ha riscosso a marzo?
Ma è giusto?
E se siamo davanti a piccoli artigiani, con famiglia numerosa, per i quali quella provvidenza di marzo era magari il frutto di un lavoro fatto a novembre, e pagano un mutuo per la casa, e l’affitto per un capannone e magari pure lo stipendino part-time per un giovane collaboratore?
Come facciamo a saperlo se non leggiamo i dati e non li compariamo?
E poi: perché non affidare tutto agli assistenti sociali?
Per una semplice ragione: perché COVID19 ha messo sulla soglia di povertà persone che hanno sempre fatto da sole, che non hanno mai avuto bisogno di nulla, che lavorano in proprio e che mai, prima di COVID19, avrebbero pensato di andare in Comune a chiedere i soldi per la spesa.
Le nuove povertà vanno trattate diversamente e a tutti va data la strada per mantenere dignità e massimo anonimato quando chiedono un aiuto “per mangiare”.

Si poteva fare prima?
Sì, certamente prima; si poteva fare come, per esempio, quei due Comuni governati dalla sinistra toscana e che mi sono stati citati a modello: questi Comuni hanno fatto subito.
Peccato che il primo ha escluso il 40% di chi ha chiesto il sostegno, “colpevole” a dire di oltre 2000 cittadini di “aver applicato criteri dubbi e motivazioni ingiuste”. E se fai poco più che per telefono è il minimo che ti possa capitare.
Il secondo Comune, invece, ha riaperto il bando perché si era accorto di “non aver finito il lavoro”.
Peccato però che la tesi del “chi prima arriva meglio alloggia” non sia un gran modello nelle politiche di coesione sociale.

L’abitudine a considerare i soldi pubblici come se fossero soldi di nessuno è uno dei mali di questo Paese.
Io parto dal presupposto che non esistono i soldi pubblici ma esistono i soldi degli italiani e visto che l’emergenza è sotto controllo, mi permetto la possibilità di fare controlli, calcolare coefficienti di disagio, valutare le condizioni reali di chi fa richiesta, confrontare dati e cercare di dare risorse a chi ne ha bisogno davvero, avendo il polso di ogni richiesta.
Se non lo avessimo fatto, avremmo già erogato 1.143 buoni che non avevano diritto di esistere, dando un supporto a chi non ne ha bisogno e soprattutto erogando meno risorse a chi invece ha bisogno.
Non è una cosa che si può chiedere a chi, monitorando le emergenze, considera sacri i soldi degli italiani.
“Per fare bene le cose, occorre il tempo che occorre”: lo diceva Aldo Moro per distinguere la burocrazia dall’equità”.

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