Si vorrebbe che la geniale delibera dell’Assemblea della Coingas di promuovere un’azione di nullità e/o annullabilità delle convenzioni a suo tempo stipulate con i professionisti fornitori delle consulenze oggetto delle indagini della Procura della Repubblica di Arezzo, abbia risolto tutti i problemi della societa’ partecipata del Comune di Arezzo ed, a cascata, quelli della maggioranza in Consiglio Comunale, nella quale parrebbe aver riportato un po’ di pace.
(nds.: Consigliere Rossi, non esulti, l’azione di nullità è ben diversa da quelle di responsabilità da Lei invocate !).
Ma se la soluzione era così semplice e se il motivo, in base al quale Coingas ha deciso di “passare all’attacco” è quello riferito dal solito quotidiano locale
(invero, ultimamente un po’ distratto),secondo cui quelle convenzioni erano state stipulate in violazione della legge in materia di appalti pubblici (nello specifico, forniture di servizi)ed era così a portata di mano, non si capisce perché un po’ tutti, tra i quali il Sindaco e l’Assessore al Bilancio, hanno tentato, per la verità, alquanto maldestramente, di nasconderne o, in qualche modo, aggiustarne il contenuto, come emerge dalle numerose e frenetiche conversazioni telefoniche intercorse tra i protagonisti della vicenda, quando essi non sapevano di essere intercettati.
Ed ancora, nella nostra beata ignoranza, non riusciamo a comprendere perché, se quel vizio comportante la nullità era originario ed esisteva fin dall’anno 2017, in cui vennero stipulate le prime consulenze, ci si è affannati così tanto nel voler dimostrare, addirittura con una superconsulenza, la loro utilità per Coingas e per la convitata di pietra Estra, nonché la congruenza degli importi pagati in rapporto alle attività svolte dai professionisti, e, quindi, in buona sostanza, nel voler dimostrare, come ha detto qualcuno dallo scranno più alto di Palazzo Cavallo, che “gli asini volano”, quando, invece, era chiaro che ormai non volavano più.
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