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sabato, Marzo 30, 2024
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Wake up Arezzo! Una città off-line.

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Mettiamo che io sia un turista.
O che mi debba trasferire, per lavoro o per amore, in un’altra città, in cui magari non sono mai stato.
O mettiamo che io sia un cittadino di  questa città e che debba fare dei lavori, rinnovare la carta d’identità, sapere gli orari di apertura della biblioteca.
In tutti questi casi, dov’è che trovo più rapidamente le risposte alle mie domande?
Esatto, Internet.
Così, un po’ turista, un po’ cittadino, volendomi riavvicinare alla mia nuova vecchia città ho fatto un giro sul web per scoprire come si presenta Arezzo on-line.
Non si presenta.

Il risultato del mio esperimento è abbastanza  sconfortante.

Ma ci sono anche (poche) storie di successo.
Qui di seguito una panoramica di  recensioni, a mo’ di Tripadvisor, sui siti Internet su, con, per e di Arezzo.

Sito del Comune (comune.arezzo.it): già trovarlo è un problema.
Ho fatto l’esperimento   dal Belgio e ho utilizzato la versione locale di un noto motore di ricerca.
Metto “Comune    di Arezzo”.
Clicco.
Escono siti qualunque.
Il sito ufficiale del comune non è venuto fuori, ci sono arrivato dall’elenco dei comuni italiani.
Bof.
Una volta entrato  colpisce  subito  il nome: L’@retina.
Bof.
Qualcuno me la spiega questa?
Perché il sito ufficiale del comune di Arezzo deve avere un nome proprio?
La chiocciola poi farebbe pensare ad un comune innovativo, che punta sulle nuove tecnologie.
Bof.
In primo piano: La Giostra  del  Saracino.
Fine.
Buona la navigabilità e la pertinenza delle sezioni in evidenza, anche se a fondo pagina. Sorprende la mancanza di una sezione dedicata al turismo aretino o agli stranieri   (vedi   post   precedente).
Ma  magari  è   tutto  sul  sito  dedicato turismo, visitarezzo.org.
Ci vado subito.
Anche social media potrebbero essere più in vista, invece che relegati in una seconda pagina.
Poi capisco: il sito risale al 2011.
Nel frattempo il progresso vola ragazzi.
Bof.
Voto: 6/10

Visitarezzo (visitarezzo.org): osceno.
Sgraziato.
Con animazioni da ipertesti degli anni Novanta fatti col Commodore 64.
Il logo poi è l’epitome del provincialismo.
Un cavallo a gambe larghe a fare la A di Arezzo. Bello.
Notizie in evidenza: Lapidarium, Cortonantiquaria, la sagra della porchetta al Monte. Wow.
Per stemperare l’indignazione clicco compulsivamente sulla versione in inglese (che è quella che conta): la metà del sito non è tradotta e quella tradotta, tradotta male.
Evidentemente erano finiti i soldi per una revisione da un madrelingua.
Ma la cosa che mi fa partire la giugulare: La vita è bella e un Fantastico via vai nel menù in alto.
Chiudo, non prima di notare il saluto del colonnello Giuliacci a piè pagina.
Questa la vetrina di Arezzo che proponiamo a visitatori e investitori.
Bravi. Voto: 1/10

Fondazione Ivan Bruschi (http://www.fondazioneivanbruschi.it)
Avevo aspettative un po’ più alte verso una realtà che conosco, seguo e stimo.
Peccato che tanta ricchezza e bellezza non siano trasmesse per niente dalla vetrina on-line di uno dei gioielli di Arezzo.
Le foto relegate in una sezione, non si sa se cliccare Galleria o Immagini.
Il banner con l’iscrizione alla newsletter buttato là, a metà homepage, nero poi.
Versione inglese inesistente.
Non ti viene proprio voglia di andarci.
Ed è un peccato.
Voto 3/10
(il logo è quasi carino).

Fiera Antiquaria (fierantiquaria.org).
Finalmente un sito degno.
Design contemporaneo a scorrimento.
Facile navigazione.
Tutto quel che serve.
Belle foto.
Carina  l’idea dell’oggetto curioso del mese.
Unico neo: non c’è la versione inglese.
Voto:  7/10

Il sito della provincia non lo recensisco perché devo ancora capire se le provincie italiane esistono ancora o no.
Chiedo venia.

Ma vedo una luce in fondo al tunnel dell’oscurantismo 2.0 aretino.
Il sito del comune annuncia un  bando di gara  per la progettazione, fornitura e manutenzione dei siti istituzionali del Comune e della Biblioteca comunale.

Giovani webdesigner aretini, unitevi!
Scadenza del bando: 14 settembre 2018.
In chiusura di questo nuovo articolo della serie Wake Up Arezzo ho dei sensi di colpa.
Forse non dovrei denunciare certe cose nella settimana santa dell’aretino medio: quella della Giostra del Saracino.
Essendo all’estero me la perdo.
Me la guarderò in tv.
Ah è vero, Teletruria qua non si piglia.
E la RAI trasmette il Palio di Siena, non la Giostra del Saracino.
Oh dear.

2 Commenti

  1. Quello che fanno all’estero è tutto migliore. Fuori dall’Italia è tutto migliore. Gli stranieri fan tutto meglio di noi. In altre città questo è meglio, quest’altro ancor di più. Lassù si che lo sanno fare, mica qui. Là si che sono bravi. “Qui fa tutto schifo”. Che urticante tristezza!

  2. E’un modo di vedere le cose. Ma non è il mio. L’erba del vicino è sempre più verde, per chi nutre l’invidia. Ma che succede se invece di invidiare apriamo gli occhi su ciò che è, senza pregiudizi? E’ palese che Arezzo ha quello che si chiama un “innovation gap”. Vale per tante città della provincia italiana. Che possono trarre ispirazione da chi se la cava meglio, dati alla mano, a proprio beneficio. Non per scimmiottare, ma per valorizzare quel che c’è di buono. Il problema degli aretini è la superbia che, come sempre, cela un senso di inferiorità e tanta ignoranza. Un cocktail micidiale per chi ha bisogno di innovare. Non penso che ad Arezzo faccia tutto schifo, anzi. Gli aretini siedono su una miniera d’oro (che con l’oro non c’entra niente). Ma ci vogliono idee, scambio, senza troppe sensibilità da prima donna offesa. E’quello che cerco di mettere in moto qui, con questi articoli. L’ortica punge ma chiedi ad un erborista e ti dirà quanto fa bene! Wake up Arezzo!

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Mirko D. Coleschi
Mirko D. Coleschi
Mirko D. Coleschi - uno degli aretini nel mondo, che a volte ritornano. Laureato in Scienze della mediazione linguistica e interpretazione all’Università di Bologna, una vita in continuo Erasmus, poliglotta, lavora da 10 anni come formatore, traduttore e interprete per l’Unione europea. L’incontro con l’Asia gli cambia la vita. Fresco di un’ennesima laurea alla Sapienza, è anche coach e istruttore di percorsi psico-educazionali basati su meditazione e neuroscienze. Ha fondato Help Nepal, una onlus che sostiene l’istruzione dei bambini nepalesi. Scrive poesie da quando sa tenere la penna in mano. Se lo avvistate mentre fa yoga al Prato, avvicinatevi, non è aggressivo.

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