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Aretini (o quasi) che si fanno sempre riconoscere

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Anche oggi tutti i telegiornali e mezzi d’informazione hanno parlato del nostro territorio.

No, non hanno menzionato la povera Guerrina ed il sorridente prete condannato a 25 anni, il famoso padre Graziano che però non ha avuto la grazia ma una condanna a 25 anni, per razzismo dice lui; per omicidio dice il tribunale.

No, non hanno inquadrato gli azzerati di Bancaetruria, che bene o male hanno scritto una pagina importante in un paese dove non esiste la “class action” ma la presa di culo perenne dei consumatori e risparmiatori.

E nemmeno hanno parlato degli ultimi avvenimenti avvenuti, prima in un asilo dove i bambini venivano terrorizzati, e per par condicio, in un centro anziani a Castel San Niccolò, dove sei dipendenti curavano gli ospiti a base di schiaffi ed insulti di ogni genere. Erano stressati poverini, o forse solo stronzi.

Ma i telegiornali oggi hanno reso famoso il nostro territorio anche per un altro caso accaduto a Levane dove in un torneo “categoria pulcini – classe 2008” un padre (parolona chiamarlo così) di un bambino che non era stato fatto scendere in campo ha preso a pugni l’allenatore mandandolo all’ospedale con fratture varie.

Ora è vero che gli aretini erano stati già definiti da Dante” botoli ringhiosi” ma se leggete bene quel passo si parla anche di persone sagaci, cioè sagge, persone che possiedono prontezza di mente, capacità di comprendere e affrontare le situazioni.
Ci sembra che questa qualità sia scemata nel tempo ed oggi appaia più evidente quella brodolona ed incolta che sale alla cronaca.

E lo vediamo anche nelle piccole cose, dai rifiuti ingombranti fuori dai cassonetti, mentre basterebbe una telefonata per chiamare il servizio recuperi, ai posteggi selvaggi che ingombrano intere carreggiate, fregandosene dei marciapiedi e delle persone più fragili che avrebbero bisogno di circolare senza ostacoli.

Un piccolo esempio in piazza Guido Monaco dove un bambino accompagnato dalla madre getta un sacchetto per terra.
Mi permetto di dire alla signora: guardi che le è caduto qualcosa e lei risponde: ma pensa ai cazzi tua!

Ottimo esempio di educazione al bimbo.

Qualche giorno dopo un Suv fermo occupa la carreggiata di via Giotto.
Attendo che dall’altro lato non passino più le auto e superando il Suv mi soffermo, dicendo al guidatore che stava trafficando con il cellulare: non mi sembra un gran posteggio questo

– ma vai a cacare- mi risponde – mi fermo dove cazzo mi pare!

Ed è proprio questo che fa paura: fare quello che cazzo gli pare senza trovare una vera opposizione, una cialtroneria che viene proprio dai genitori che dovrebbero educare i figli e facendo invece decadere ogni sprazzo di civiltà.

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Luciano Petrai
Luciano Petrai
Di professione “curioso”, ha attraversato negli anni ’80 le speranze ecologiste collaborando attivamente con gli Amici della Terra – Italia. Ha cavalcato le delusioni politiche e sociali attraverso una buona dose di auto-ironia e di sarcasmo. Attualmente fa parte della redazione del periodico “Essere” ed esprime note e lazzi in una frequentata pagina facebook . Ed ora l’esperienza ne “L’ortica” per continuare a pungere divertendosi.

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