Ha voluto essere ottimista, Paolo Mieli sul palco del teatro Petrarca invitato dalla Cna di Arezzo per festeggiare i 70anni della Confederazione degli artigiani.
Sarà perché non voleva rovinare la festa, ma su BancaEtruria ha fatto prima una battuta: “La commissione d’inchiesta sulle banche non ha portato a nessuna vera conclusione se non che la ex ministra Boschi, prima che BancaEtruria fosse messa in risoluzione, ebbe molti giorni impegnati per i suoi tanti incontri”.
Si è fermato lì, anche per rispetto ai tanti boschiani e renziani di ferro che lo avevano invitato alla festa.
Anzi è stato un ospite anche troppo cordiale quando ha voluto ripagare l’invito tranquillizzando tutti sullo tsunami che, dopo la fine delle audizioni in commissione banche, ha ricoperto di melma la città ancora più di quanto non ne fosse ogni giorno sempre più coperta su pagine intere dei più importanti quotidiani e dieci talk show al giorno in tutte le tv nazionali.
Mieli non poteva non dire la sua anche perché di mestiere ha sempre fatto, e parecchio bene, non solo lo storico ma anche il giornalista. Ma questa volta, da ospite d’onore, avrà detto quello che pensa veramente? Secondo lui, appena passate le feste la vicenda BancaEtruria, sparirà dai giornali e dalle tv come una lenticchia dai piatti di capodanno.
Ora sembra un melone, ma prima che cominci la campagna elettorale- ha detto – non ci rimarrà neanche la lenticchia, tanto è insignificante la saga di BancaEtruria nel contesto delle grandi vicende del sistema bancario.
Insomma secondo lui, storico di prestigio, il melone resterà ancora per un po’ sul tavolo, ma la lenticchia non passerà certo alla storia.
Alla storia forse no, ma il problema è che ai partiti la storia interessa poco.
Ai partiti bastano due mesi di campagna elettorale: quelli ormai alle porte.
E due mesi sono sufficienti per azzuffarsi su una lenticchia come BancaEtruria.
Per ritrovarsi a tavola tutti insieme davanti a una bistecca alla chianina, c’è sempre tempo.
