Bisogna decidersi ad Arezzo: o la si considera davvero una città turistica, comportandosi di conseguenza, oppure lasciare perdere e puntare su altro, considerando le nostre bellezze artistiche soltanto come un lascito del passato e non farci caso.
Se turistica deve essere, allora l’amministrazione e i commercianti si devono dare una svegliata.
Ferragosto, molti turisti stranieri e non in centro, lasciati in balia di sé stessi, bar chiusi e negozi pure, un deserto assoluto, fatto di nulla condito di niente.
Chi avesse voluto consumare un caffè, una bottiglia d’acqua per alleviare il caldo, fare shopping di eccellenze italiane ed aretine, si è dovuto accontentare di guardare le vetrine. Chiuse.
Il giorno 15 personalmente mi sono sentito a disagio quando un gruppo di turisti olandesi disperati mi hanno chiesto dove fosse possibile comprare una bottiglia d’acqua in cetro storico.
Ho dovuto con vergogna dire che tutti i bar erano chiusi, e queste persone mi hanno detto che è assurdo che in una città turistica nei giorni principali di afflusso non avesse bar e negozi aperti.
Non sapendo come rispondere mi sono scusato e mi sono congedato.
Forse ai nostri amati commercianti i quattrini fanno allergia, oppure ne hanno a palate, per permettersi di chiudere quando l’afflusso di turisti è massimo, cosa che in qualsiasi altro paese a vocazione turistica è proprio ad agosto che il commercio è vivo e fiorente per agevolare i flussi di visitatori.
Non avendo risposte concrete, posso solo pensare che Arezzo se ne fotte del turismo, salvo che qualche politicante da strapazzo in campagna elettorale se ne riempie la bocca per acchiappare qualche voto.
idem per la categoria dei commercianti, a questo punto definibili irresponsabili.
A prova di tutto questo ho scandagliato i cestini del centro e delle zone limitrofe, notando come fossero pieni e strapieni di bottiglie d’acqua.
Peccato che il 90 % fosse Evian e marche straniere, segno che se la sono portata da casa.
Arezzo la vergogna non conosce ferie.