La mia saggezza mi permette di coniare un nuovo motto: “la chiesa è la discoteca dei vecchi”.
Infatti se uno va in una qualsiasi chiesa aretina, probabilmente ci trova solo vecchi, anzi solo vecchie.
Assidue frequentartici delle messe, si trovano spesso ad orari insoliti, e in tutti i giorni infrasettimanali.
Conoscono a memoria tutti i canti, quando li devono intonare paiono i capi ultras delle curve, tanto è il fervore (meno l’intonazione) che ci mettono.
Abituè della confessione, non passa giornata in cui si inginocchiano al confessionale per esternare i loro peccati, spesso molto veniali, poichè quelli più proibiti e pruriginosi non possono commetterli più.
Come la processione giornaliera dal medico, la fila alle poste e la visita ai cantieri stradali, anche la messa giornaliera permette ai vecchi di potersi aggregare, scambiarsi pettegolezzi e sciorinare rosari di malattie e malanni, in una gara all’ultima sciatica, senza un domani.
La paura di un inferno infuocato scuote le coscienze più della promessa di un paradiso da caffè Lavazza, tanto che sarebbe interessante chiedere a questi vecchi come si immaginano l’aldilà.
Occhiate che ti fulminano dai banchi, dove a ranghi sparsi le fedeli ageè sideono, accolgono l’incauto under 70 che per qualsiasi ragione si trovi ad essere presente in chiesa, quasi che sia un invasione di territorio.
C’è la classifica dei preti più bravi, di quelli più belli, di quelli più lenti e veloci a dire la messa, di quelli più mondani e quelli vecchio stampo, di quelli che chiedono sempre soldi oppure che aiutano i più poveri.
I posti nelle panche sono ferocemente occupati da anni, ognuno il proprio fisso e se qualche incauto vi ci siede può direttamente farsi dare l’estrema unzione dal prete, vista l’occhiataccia che riceve.
Noi ovviamente ci auguriamo che questi anziani vivano tantissimi anni ancora della loro vita, e li salutiamo con un sorriso.