E’ vero che chi conosce bene quello che succede in politica a Firenze ha sempre saputo che fin da quando Renzi era sindaco a Palazzo Vecchio ha avuto sempre tanta simpatia, ricambiata, per Denis Verdini, ieri condannato dal tribunale di Firenze a sette anni per bancarotta e a due anni per truffa allo stato nell’ambito del crac del Credito cooperativo Fiorentino di cui era amministratore.
Ed è anche vero che se non ci fosse stato Verdini a volerlo, non ci sarebbe stato neanche il Patto del Nazareno.
E’ vero anche che quando a Berlusconi il Patto del Nazareno non è più piaciuto, Verdini è andato al governo con Renzi, rimanendo appiedato appena Renzi si è dimesso, dopo il disastro del referendum.
Ma è anche vero che ai tempi d’oro, quando Verdini era anche banchiere al Credito cooperativo Fiorentino, quando era anche editore del Giornale fiorentino, non c’era foglia in Forza Italia che si muovesse senza che lo volesse il numero uno dei berlusconiani, in Italia, in Toscana e anche ad Arezzo, dove non c’era un candidato a qualcosa che non fosse stato scelto da Verdini.
Ora il tribunale di Firenze non solo lo ha condannato a nove anni, lo ha anche interdetto dai pubblici uffici per sempre, per quel che vale in Italia il sempre nelle condanne.
Ma non è più, questo, un problema per i vecchi amici di Verdini: il modo di farsi eleggere si trova sempre.
Sindaco o assessore , cambia poco, basta mettersi con una lista civica.
Il rischio è che poi Berlusconi si rimetta un’altra volta con Renzi.
Stai a vedere che prima o poi si trovino nella stessa giunta Matteo Bracciali e Lucia Tanti!