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L’artista aretino Ilinep dona un’opera all’ambasciata ucraina in Italia

Giovanni Pelini, in arte Ilinep, dona all’Ambasciata Ucraina in Italia la scultura Disperazione per testimoniare vicinanza e condanna della guerra in corso

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 Disperazione” è questo il nome dell’opera che lo scultore aretino Giovanni Pelini, in arte Ilinep dona mercoledì 23 febbraio all’Ambasciata dell’Ucraina in Italia.
L’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Arezzo.

La scultura, dall’eloquente titolo, vuol rappresentare il dramma che sta attraversando il popolo ucraino a causa della guerra in corso, il 24 febbraio ricorre il primo anno dell’entrata in guerra.

“L’artista, oggi più che mai, dichiara il M° Pelini, ha il dovere, attraverso la sua arte, che è voce universalmente comprensibile, denunciare le aberrazioni che l’uomo sta compiendo su un altro uomo.

L’arte ha il dovere morale e civile di denunciare e testimoniare anche a futura memoria”.

L’artista aretino in Disperazione ho inteso rappresentare quella disperazione umana che oggi, purtroppo, il valoroso e coraggioso popolo della terra dei girasoli sta provando sulla propria pelle.

La scultura è stata realizzata in pietra e acciaio corten con la tecnica dello sbalzo e incisione ed ha le seguenti dimensioni: cm. 60×50.

La cerimonia avrà luogo alle ore 11,00 presso la sede dell’Ambasciata a Roma alla presenza delle autorità diplomatiche ucraine.

 

Giovanni Pelini, in arte Ilinep, è uno scultore di Arezzo che, con regolarità, produce dagli anni Novanta.

A partire dal 2000 le prime esposizioni in spazi pubblici, sia in Italia sia all’estero. Particolarmente significative le esposizioni in Norvegia e a Londra; oltre alla partecipazione in videoesposizione a Maiemi e Montecarlo (“Artexpo”, New York 2019; “Monaco Yacht Show”, Monte Carlo 2018; “Red Dot”, Miami 2018; “Los Angeles Art Show”, 2019; “Architectural Digest Design Show”, New York 2019).

Lo scultore ha l’atelier nella lussureggiante collina aretina, alle pendici del monte Lignano, dove sussiste una vecchia cava di pietra dalla quale egli estrae materiale che poi scolpisce. Alla pietra serena egli affianca l’utilizzo della pietra leccese, particolarmente versatile ed adatta ad una modellazione plastica. A ciò affianca la tradizionale fusione in bronzo.

La ricerca artistica di Ilinep è in continua evoluzione e vanno di pari passo quella formale e quella materica. In continua sperimentazione alchemica egli utilizza, ad esempio, la malgama che ottiene unendo polvere di bronzo su base polimera attraverso un lungo processo di stratificazione su resina. Oppure, l’utilizzo di un altro particolare materiale, l’acciaio corten, particolarmente adatto per opere da esterno.

Nel 2011, durante la biennale di Chianciano Terme (SI), egli fonda la corrente artistica del Riflessismo, concretizzando l’idea nata qualche tempo prima a Firenze durante l’esposizione personale “limiti riflessi”, ovvero i limiti dell’individuo riflessi nell’arte.

Al Riflessismo aderiscono da subito pittori e scultori, sia italiani sia esteri che, con Ilinep, condividono il principio di evidenziare nella realizzazione dell’opera d’arte le debolezze e le negatività dell’individuo.

Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche. Particolarmente significativa la committenza pubblica. Tra queste il busto in bronzo di Sandro Pertini collocato nell’omonimo parco della città di Arezzo; La Dea Uni che allatta Ercole, realizzata per il parco archeologico etrusco di Castelsecco (AR); L’imposizione per il palazzo Panciatici sede della Regione Toscana; oltre varie opere collocate nello spazio espositivo in S.Firmina (AR) come Don Chisciotte, madre in esodo, genesi e sopraffazione.

 

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