Il suo nome, ma nessuno la chiamava, era Eehh, viveva alle pendici di un vulcano da migliaia di anni spento, proveniva dall’età di undici anni dalla piccola comunità che era stanziale nei pressi del lago attuale di Bolsena, ne era fuggita seguendo le orme di un vecchio elefante, ormai arrivato alla fine della sua vita, e anche perché aveva visto le violenze che subivano le pari del suo genere.
Il vecchio elefante che appena si reggeva in piedi arrivato in una zona semipaludosa intorno a Chiusi dopo tre giorni di camminamento si riposo’ in una pozza di fango, e la piccola fanciulla pote’ raggiungerlo, e iniziò a spargere nel suo maestoso corpo il sabbione.
Passò una note e due giorni solari, e il fango asciugandosi levò qualsiasi piaga dalla sua pelle e pure i dolori della sua età.
Riconoscendo l’aiuto della fanciulla la pose con la sua proboscide dietro la sua testa e prosegui il cammino risalendo la valle dell’ attuale Chiana, giunsero nei pressi di una zona piena di ciliegi e di olmi e qui si stabilirono entrambi.
La giovane ben presto riuscì a costruirsi un arco e frecce, infatti questo era proprio di mansione delle donne, almeno nella piccola comunità, dove aveva vissuto, caccia bacche e frutti di bosco, erano i suoi alimenti, mentre il pachiderma si cibava anche lui di frutta e foglie e pure di piante di cereali.
Un giorno trovarono un cavallo selvatico immerso in una zona di sabbie mobili in quella valle ad avest della loro zona usuale, che ers il “Doccione” sotto l’attuale poggio di Santa Flora., tramite la proboscide riuscirano entrambi a salvare il cavallo selvatico, che dopo essersi divincolato fece una rapida corsa allontanandisi dai due, ma subito torno’ nei suoi passi e iniziò a seguirli e anche lui aiutato dall’elefante riusciva a cibarsi di ghiande e foglie e erbe selvatiche.
Erano tre solitari in un ambiente che dava il necessario per vivere, ma jumbo, cosi Eehh chiamava il grosso animale si era proprio aggravato nell’età e nei dolori e si ritirò in un anfratto al di là del poggio e dopo una notte intera di barriti morì.
La piccola ormai era diventata donna anzi riusciva e aveva imparato a montare il cavallo a pelo e senza redini, conigli, suidi, erano la sua preferita cacciagione.
Anche il cavallo ben presto a circa 28 anni morì e lei prima che spirasse lo portò nella grotta dove vi erano le ossa di Jumbo, e la donna riuscì a sopravvivere per altri 5 anni, ma la sua corsa e i suoi denti non erano più sani e anche lei raggiunta la grotta dei suoi amici, spiro’,
Nel 1863 i resti di tutti furono trovati uno accanti all’altro, durante la costruzione della galleria ferroviaria dell’Olmo.