Intorno ad Arezzo, se uno vuole, può fare mazzi di asparagi in grande quantità, e avendo preso pancia, a ripulirmi i reni e minzionare bene, andai su per il poggio che io conosco bene e mutar ho visto pure nel tempo, per poter far un fascetto d’erba asparagina.
In cima al poggio a rimirar la Chiana e dietro a lui il novo Domo, trovai un frate intento.
“Oh, che tu fai quassù in cima al Castellare!??”, domandai a questo frate solitario.
Quando questi si voltò, bianco d’aspetto e i suoi occhi spenti, mi dettero la certezza di trovarmi di fronte ad un fantasma, era Ristoro e per chi non lo sapesse, uomo poliedrico oltreché, scrittore, filisofo, pittore, architetto, e fonditore, e cosmoconoscitore, e dei cascioni esperto.
( simile impasto della piadina, ma a forma di calzone, che veniva riempito con gli avanzi del giorno prima)
La Composizione, la sua più grande opera, tramandata dai copiatori emanuensi in varie copie, ci dà la nascita del cosmo ( universo) per opera di Dio: il cielo, la terra, la razionalità dell’uomo, secondo una visione geocentrica, aristotelica con i concetti tolemaici, e la conoscenza della filosofia araba di fede musulmana del filisofo Al-faghani.
Tutto si muove secondo un ordine stabilito e ogni creazione e creatura è interconessa con le altre, ecco perché ero andato a cercare gli asparagi, per minzionare bene.
Aveva visto l’eclissi di sole in Arezxo nel 1239, sua città natale, quando aveva 23 anni e la grande cometa, che circa nella metà di quel secolo, rimase in quel suo cielo da studiare, per un periodo di 60 giorni.
Aveva nel saio 2 grossi ( moneta aretina dell’epoca) e mi disse di scendere per la ripa e andare alla bottega del Palazzini a comprare du’ coppie d’ova, per far ‘na frittatina con le punte d’erba da me raccolta, ma gli spiegai che non c’era più, solo bar e ristorante sopra.
Mi disse che fondeva e cesellava pure le campane, dipingeva, conoscendo i gradi e le percentuali per le sfumature dei colori, coadiuvo’ al progetto di Santa Maria Novella, scriveva in volgare, tanto che fu uno dei fondatori della lingua italica, dando ad Arezzo anche questo lustro.
All’ improvviso scomparve, ed io ritornai a casa mia, in via Ristoro, a desinar con l’erba salutare!