Tribù scandinave per trovare delle terre più coltivabili, dalla penisola scandinava si spostarono in Germania, si stabilirono ai confini del dominio romano fino a quando in un periodo che val dal III secolo al V d C. Si spinsero nella stessa penisola italiana.
Accertato da documenti nel IX secolo la famiglia il cui ceppo originario tedesco dei Goti, Teobaldo degli Arber-gotii( arber = albero, e che poi si trasformo’ in Albergotti) si ha conoscenza della sua presenza nella città di Arezzo.
La famiglia ben presto pose i suoi domini in Casentino con il castello a Toppole e altre rocche nella stessa zona di influenza di questa nostra città, dividendosi in un ramo di Marchesi e l’ altro in Baroni.
Tenuti in considerazione dallo stesso Federico II imperatore.
Ricche e potenti famiglie appartenevano alla fazione guelfa insieme ai Bostoli( traditori, che poi uno di loro, Rinaldo, era a capo di truppe fiorentine a Campaldino e che poi rapi’ il figlio Azzolino della leggendaria Ippolita degli Azzi, che aveva organizzato la difesa di Arezzo) e agli stessi Camajani.
Di loro non si hanno notizie durante il periodo ghibellino degli Ubertini e dei Tarlati, solo con nel 1371 il Vescovo Albergotti Giovanni I, grande personaggio politico e pure condottiero, in quanto partecipò a missioni pontificie in varie parti della Toscana e nelle regioni limitrofe fino anche in Piemonte e Lombardia e Veneto, suo successore fu Giovanni II sempre dello stesso casato ma quest’ultimo osteggio’ l’influenza e lo strapotere dei fiorentini che lo costrinsero a trovar rifugio presso i Tarlati, ospite di Marco figlio di Pier Saccone.( Pietro Tarlati)
Purtroppo il potere militare e politico di Firenze costrinsero la famiglia Tarlati ad abbandonare il loro castello di Pietramala ( seguendo la strada che passa da San Polo e si dirige verso Poti dopo la Villa Maggi e il primo tornante a sinistra, dopo il pezzo dritto, arriviamo alle curve sempre nel versante aretino e alla prima curva a destra in un tracciato di buche arriviamo nel versante delle Chiasacce, aspidi, frustoni, tafani e ora cinghiali sono i padroni, ebbene quando vi troverete di fronte al Molino del Falchi e lo vedete dall’alto siete sopra i ruderi del castello, che un ordinanza del 1384 dispose la sua distruzione, con ulteriore incendio, i bordi in pietra del fiume e le poche pietre che rimangono dell ‘antico ponte, danno il segno di un posto appartato che doveva aver avuto una vita sicura e nello stesso tempo riservata lontano dalla mondanità medioevale).
Giovanni II durò fino al 1390, e la stessa famiglia degli Albergotti solo nel 1800 ritornò agli antichi albori e tuttora rimane la più antica rinomata dinastia!!
(foto di Luca Ciapetti)