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lunedì, Luglio 8, 2024
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L’altra faccia dei trattori

Commenti ai fatti

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La protesta degli agricoltori che sta monopolizzando l’informazione non può non trovare, da noi di una certa età, simpatia e sostegno.
Perché la cultura contadina ha permeato le nostre adolescenze, la nostra alimentazione  ed anche il nostro modo di vita.

Chi scrive ha vissuto alcuni anni dell’infanzia nelle campagne delle Capezzine, sotto Cortona, quando ancora gli agricoltori erano dei veri operatori della terra, piccoli imprenditori che si riunivano nelle battiture, nelle vendemmie, con una solidarietà che li rendeva forti.

Oggi il mercato li sta bastonando e mentre avvoltoi politici (i soliti) li ghermiscono per puro scopo elettorale, in realtà nessuno fa niente per far si che i costi altissimi di produzione, dal gasolio all’irpef siano limitati.

E bisogna precisare che è proprio il piccolo agricoltore che subisce di più la violenza del mercato, senza difese, proprio quello che ha più interesse a mantenere una produzione sana e certificata.

E si fa confusione tra il normale agricoltore, che dovrebbe essere tutelato, e le grandi proprietà dove si svolgono produzioni intensive.

Dice il Dr Pier Luigi Rossi:

“Il 10% del suolo agricolo italiano ha raggiunto parametri di desertificazione (indice ESAI: Enviromentally Sensitive Area Index).
La causa sta nella progressiva perdita di carbonio organico, microflora, microfauna, microbiota del suolo agricolo, per aver realizzato agricoltura industriale, estensiva con uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici.
Gli alimenti vegetali coltivati in terreni agricoli con riduzione di carbonio organico hanno minore valore nutrizionale.”

Ed aggiunge:

“La crisi si manifesta nella sfera economia, ma siamo solo ai primi secondi di un lungo periodo di crisi agricola profonda che porterà ad uno sconvolgimento nella produzione del cibo.
Il terreno agricolo è sempre più privo di carbonio e sostanza organica, minerali, azoto a causa di una agricoltura estensiva, industriale.
Non si può seminare ogni anno il grano sullo stesso campo perché il terreno non riesce ad assicurare la stessa resa agraria con il passare degli anni.
Con il terreno agricolo privo di carbonio e sostanza organica occorre acquistare fertilizzanti con un costo sempre più alto.
Il costo orario del lavoro di un trattore nel campo e’ sempre più alto, i carburanti per il trattore sono aumentati.
Il cambiamento climatico con variazioni così intense nella pioggia, nelle condizioni climatiche condizionano il ciclo produttivo in agricoltura.
Esempio: date le condizioni climatiche avute nell’ estate scorsa   abbiamo avuto la diffusione della peronospora nelle vigne con il risultato di una perdita enorme di produzione di vino.  In queste condizioni il bilancio economico di una azienda agraria va in rosso.

Gli alimenti vegetali che crescono in un terreno privo di carbonio e di sostanza organica hanno un valore nutrizionale sempre più ridotto. Non sappiamo più cosa mangiamo.”

Ecco, non prendere in considerazione elementi scientifici ambientali come fanno certi politici di bassa lega significa non essere disposti a farsi carico della famosa transizione ecologica, che non avverrà per graduali prese di coscienza o aggiustamenti virtuosi della nostra maniera di vivere, avverrà per costrizione in seguito alla risposta dell’ambiente sfruttato insensatamente, avvelenato da pesticidi che fanno la gioia delle multinazionali.

Nessuno vuole pagare i costi della transizione ecologica, tanto più una politica miope che pensa solo alla propria sopravvivenza immediata.

Dunque i costi non li pagherà nessuno e alla fine li pagheremo tutti insieme, quelli con il trattore e quelli senza.

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3 Commenti

  1. La solidarietà generalizzata, spontanea o imposta dai media, non ha senso.
    C’è come una bomba che sta per esplodere, nessuno se l’aspettava e tutte le istituzioni e i partiti ne sono terrorizzati, sono li a cercare freneticamente di spengere la miccia, di riuscire, disarcionati, a rimontare a cavallo.
    Le politiche agricole hanno incentivato questi mega trattori da agricoltura intensiva che sembrano carrarmati e danno un po’ l’idea di un agricoltura che fa guerra alla terra.

    Siamo un paese dove qualche migliaio di balneari sembrano intoccabili, qualche migliaio di tassisti è in grado di bloccare tutte le più grandi città italiane, e di conseguenza il cittadino non ha diritto ad un servizio decente ma deve adeguarsi ai dettami della categoria.
    Figuriamoci se i trattori cominciano a bloccare le strade.
    L’agricoltore come categoria uniforme non esiste, l’equilibrio d’interessi e la rappresentanza si sono frantumati.

    Le magnifiche sorti e progressive rappresentateci dalla Meloni e Lollobrigida in love col pompatissimo Prandini si sono rivelate un castello d carta.
    La soluzione che sembra prevalere è quella di restaurare, di tornare indietro, e d’altra parte non è che la nuova PAC abborracciata fosse una libidine.
    La gran parte dell’agricoltura è praticata in modo non sostenibile.
    Il tipo di consumo promosso, che richiede un allevamento animale spropositato e per lo più barbaro non è sostenibile.
    Occorrerebbe una transizione urgente che si scontra con modelli culturali arretrati, interessi potenti e consolidati.

    Le problematiche sono d’altra parte molto complicate da risolvere in breve tempo e una buona parte degli agricoltori è oggettivamente ai limiti della sopravvivenza economica , non è nella condizione di ragionare freddamente a medio-lungo termine, di rischiare che qualche provvedimento sbagliato gli tagli definitivamente le gambe.
    Su alcuni aspetti urgenti ci si potrebbe intanto concentrare e cercare di fare qualcosa: la redistribuzione dei ricavi tra produttori, intermediazione e grande distribuzione commerciale; il dominio degli interessi dei grandi produttori e dei grandi soggetti del sistema (multinazionali); l’insostenibilità di un tipo di agricoltura che distrugge il suo stesso presupposto d’esistenza ( il territorio).

    La soluzione trovata dai governi invece sembra per ora quella per cui tutto deve continuare come prima ( anche se bloccare qualcosa come per esempio il Mercasur non è, mi sembra, sbagliato).
    La politica, come scrive Petrai, non governa, non è lungimirante se non rispetto a quelli che ritiene i propri interessi; è troppo dominata dalle esigenze dei più potenti.
    E forse a tanta gente per capire occorre vivere le tragedie, finché non arrivano non ci crede.

  2. ECLISSE DELLA RAGIONE
    All’inizio della pandemia Covid, due amici per strada – rari passanti – s’incontrano e uno chiede all’altro: “Che ne pensi?” e l’altro risponde: “Quando sarà passato tutto questo marasma, torneremo più fetenti di prima!”.
    Manco le tragedie riescono a farci credere, a farci capire. «Il principio del dominio dell’uomo sulla natura è divenuto l’idolo al quale si sacrifica tutto.” (Max Horkheimer – Eclisse della ragione).

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Luciano Petrai
Luciano Petrai
Di professione “curioso”, ha attraversato negli anni ’80 le speranze ecologiste collaborando attivamente con gli Amici della Terra – Italia. Ha cavalcato le delusioni politiche e sociali attraverso una buona dose di auto-ironia e di sarcasmo. Attualmente fa parte della redazione del periodico “Essere” ed esprime note e lazzi in una frequentata pagina facebook . Ed ora l’esperienza ne “L’ortica” per continuare a pungere divertendosi.

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