L’annuncio del rinvenimento è stato dato oggi, nel corso di una conferenza stampa all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dal comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze.
Sono state ritrovate quattro placche in rame dorato e argento smaltato, 16 ex voto in argento, un tempo collocati sulla base, una miniatura su pergamena e un cristallo di rocca molato.
Il ritrovamento è avvenuto ad oltre un secolo dal furto dell’opera, avvenuto nel 1914.
Solo piccole parti dei rami e il basamento furono risparmiati, anche se privati degli elementi più preziosi.
Tra il 1927 e il 1929 molti frammenti dell’Albero, fatto a pezzi dai ladri, vennero ritrovati nelle campagne di Sarteano, in provincia di Siena, dove erano stati nascosti dai ladri.
Non furono recuperati il crocifisso terminale, il pellicano, uno dei rami, quattro dei medaglioni circolari, cinque placche d’argento, almeno tre miniature e la parte superiore del nodo a tempietto.
Andarono perduti anche quei pochi rametti di corallo che il reliquiario ancora presentava al momento del furto.
Il restauro dell’opera fu affidato all’Opificio delle Pietre Dure un intervento delicato, che vide la partecipazione di diversi professionisti che ricomposero oltre cento frammenti e reintegrarono tutte le parti mancanti, crocifisso e pellicano compresi, con l’aiuto di copie realizzate su foto risalenti alla fine dell’Ottocento.
Per rimediare alla perdita quasi totale dei coralli presso la ditta Ascione di Torre del Greco furono acquistate e messe in opera piccole branche, simili per colore ai frammenti dei rametti originali rinvenuti nei castoni.
Per sostituire le miniature sottratte all’interno dei medaglioni circolari rimasti vuoti furono inseriti dischi di carta pecora dipinti per armonizzarsi con gli esemplari superstiti”.
Dopo tre anni di lavoro, il restauro fu concluso il 9 settembre 1933 e riprese così forma un manufatto orafo unico al mondo.