In 20 minuti, come successe nel novembre 2015 per Bancaetruria e le altre tre banche, il Governo in un caldo pomeriggio di domenica ha messo in liquidazione coatta Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
E’ come se un castello, quello della fiducia e della solidità, si stesse sgretolando piano piano. E pensare che fino a qualche giorno prima quel pokemon di Padoan che è al Ministero dell’Economia e delle Finanze dichiarava, come aveva già fatto in passato, che il sistema bancario era solido e non c’era da preoccuparsi. Ora le due banche saranno acquisite da Banca Intesa che pagherà 1 euro ma solamente la parte buona lasciando allo Stato tutti i crediti inesigibili che avranno il loro mercato tra gli avvoltoi che li aspettano come cadaveri nel deserto.
Ma non basta. Lo Stato verserà subito a Banca Intesa 4,785 miliardi come anticipo di cassa più 400 milioni come garanzia di crediti dubbi. Ma non è finita qui. Sempre lo stato mette a disposizione altri 12 miliardi per coprire eventuali rischi. Insomma una bella cifra di 17 miliardi che sarebbero bastati a nazionalizzare le due banche, a ripulirle, a dare calci in culo ai manager arruffoni e poi una volta ripulite a rimetterle sul mercato, senza far guadagnare i soliti furbi che sono sempre sul letto del fiume ad aspettare gli idioti.
Del resto questo delle nazionalizzazioni è il meccanismo che hanno usato in USA e Gran Bretagna ma forse lì, nonostante tutto, i governi sono un po’ più seri.
Ma questi nostri geni avevano già rifiutato l’intervento di quattro fondi privati, forse non abbastanza amici degli amici, che sarebbero intervenuti a sostegno della situazione.
Ora, nella confusione totale, in mezzo a questi miliardi che circolano come noccioline, si viene a sapere che nella liquidazione gli azionisti si troveranno carta straccia ( del resto le azioni della Pop.di Vicenza erano scese da 62,5 euro a pochi centesimi come quelle di Veneto Banca da 40,75 euro a quasi zero) ma saranno salvaguardati gli obbligazionisti subordinati con il rimborso dell’ 80% da parte dello Stato e del restante 20% da parte di Banca Intesa.
Un modo per continuare a far incazzare gli azzerati di Bancaetruria che ancora aspettano l’80% e che nessuna UBI Banca ha intenzione di coprire il restante 20%.
In fondo è sempre più chiaro lo scopo propedeutico di questo governo: far incazzare gli italiani per testare la loro pazienza e far dimenticare l’incapacità colpevole e connivente di una classe politica sputtanata.