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Possiamo usare gratis il bagno del bar o dobbiamo pagare una “tariffa-pipì”?

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Estratto dall’articolo di Carlos Arija Garcia per: laleggepertutti.it

A certe esigenze fisiologiche che arrivano spesso nei momenti più inopportuni non si comanda. Quando scappa scappa. Se si è in giro in città, si cerca un bar. Ma, possiamo andare nel bagno del bar senza pagare la consumazione?
C’è una normativa che obbliga gli esercizi pubblici ad avere un bagno.
Non c’è, invece, quella che obbliga il gestore dell’esercizio pubblico  a metterlo a disposizione dei passanti in maniera gratuita. Insomma, il “bisognino”, in un modo o in un altro, bisogna pagarlo.
A meno di non trovarsi di fronte ad un esercente particolarmente comprensivo e disponibile: se la gentilezza paga, magari il cliente apprezza il gesto e, risolta l’emergenza idrica, si ferma per consumare almeno un caffè.

Bagno pubblico: qual è l’obbligo del proprietario del bar?

Il proprietario di un bar è tenuto soltanto ad avere un bagno. A norma e funzionante. Altrimenti è passibile di sanzioni. Soprattutto se il cliente ha ordinato e pagato una consumazione ma si sente dire che il bagno non c’è o è fuori uso. In questo caso, l’avventore può chiamare i vigili urbani per una verifica. Se dal controllo emerge che, in effetti, il locale non ha un bagno a disposizione, il proprietario pagherà la multa.

Secondo il Tulps, il Testo Unico delle Leggi sulla Pubblica Sicurezza, il gestore di un pubblico esercizio non può rifiutarsi di mettere la sua toilette a disposizione di un cliente pagante senza giustificato motivo.
Ecco due concetti importanti contenuti nel Testo per non poter negare un bagno: che chi ne ha bisogno sia un cliente pagante, cioè che abbia preso almeno un caffè o un pacchetto di caramelle, e che non ci sia un giustificato motivo. Ma siccome la legge costringe il titolare del pubblico esercizio ad avere sempre un bagno a norma e funzionante, l’unico giustificato motivo per impedire ad un cliente di utilizzarlo è che il bagno sia occupato. O guasto.

Cosa non può fare il proprietario del bar?
Far pagare una tariffa fissa, una sorta di “tassa-pipì” per andare in bagno senza consumare.
Qualche gestore è stato multato perché faceva pagare 1 euro per usare il bagno del bar al cliente che non voleva la consumazione. “Tutto sommato”, si difendono gli esercenti, “noi paghiamo l’acqua, la pulizia, il sapone, la carta igienica…” Non avrebbero tutti i torti. Ma è anche vero che se pago per andare in bagno, pretendo che splenda. Cosa più unica che rara a una certa ora del giorno. Perché dovrei pagare per un servizio scadente, anche se ci devo solo fare la pipì? Inoltre, e calcoliamo al ribasso, 50 persone che usano il bagno ogni giorno equivalgono a 50 euro. E con 50 euro hai voglia a comprare sapone e carta igienica.

Una cosa stupisce: perché ai pubblici esercenti viene chiesto di mettere a disposizione dei clienti il proprio bagno ed a Trenitalia no?
In un luogo pubblico come una stazione ferroviaria o della metropolitana, perché bisogna avere un euro in tasca per andare di corsa in bagno?
Chi ha acquistato un biglietto del treno non è un cliente di Trenitalia, quindi con il diritto di usufruire dei servizi pubblici della stazione?

La speranza è quella di  trovare un esercente che, vedendo una persona in stato di difficoltà, non arrivi a negarle l’uso del bagno se non ha consumato.

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