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domenica, Marzo 31, 2024
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Dietrologia di un tema libero

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1.
Seconda Superiore. Dai un tema da fare a casa, doppia traccia libera: il primo è una riflessione generale, e volendo particolare e personale, sull’amore; il secondo, dato un incipit famoso (Il grande sonno di Raymond Chandler, che poi dovranno leggersi durante l’anno), chiede di inventare un potenziale seguito, con personaggi, vicende, loro evoluzioni, epilogo, di rispettare il genere di riferimento, di essere un minimo coerenti. Sai già come andrà a finire e glielo anticipi pure; quello che non ti aspetti è che la tua previsione sarà matematicamente precisa: dieci temi sull’amore, da parte di dieci ragazze; dodici invenzioni narrative, da parte di dodici ragazzi. La classe è composta, due più due fa sempre quattro, da ventidue alunni. Non uno sgarro.

2.
Correggi i temi e sai già come andrà a finire e te lo anticipi pure; quello che non ti aspetti è che la tua previsione sarà di nuovo matematicamente precisa: tutte le ragazze hanno una calligrafia (in corsivo) incredibilmente perfetta, stondata, chiara, leggibilissima, inequivocabile, e la prosa è ricca, ampia, prolissa, ripetitiva ma aperta, fertile, piena di introspezione, di sentimenti, di iperboli, di hollywoodianate a volte splendide (una per tutte, imprevista e folgorante: “Per noi adolescenti che non ci separiamo mai dalle nostre cuffie e dalla musica, sta tutto nel trovare la persona per cui valga la pena di toglierle, le cuffie” – giuro, è sua anche quel ‘toglierle VIRGOLA le cuffie’) altre banali altre ancora stucchevoli; tutti i ragazzi hanno una calligrafia (in corsivo) incredibilmente imperfetta, aguzza, disgrafica, contorta e cupa, impossibile da leggere figuriamoci da interpretare, e la prosa è sintetica, corta, disarticolata e incoerente, tendente alla chiusura, ellittica, visibilmente insofferente e scocciata.

3.
Hai un flash, a te che piace trovare un senso più lato, una eco più profonda, in tutte le cose, spesso finendo peraltro per generalizzare, banalizzare, perderti di vista dietro una tua visione. Sì, generalizzando, banalizzando, mi è venuto da pensare che tutto sommato il dopo scuola non sia altro che questo declinato in altri modi, benché per fortuna sfumato o insaporito col vino delle eccezioni: la donna parla, ricerca, si tuffa in verticale, con lei la realtà diventa iperrealtà dei dettagli ma quasi mai narrazione, semmai cronaca; l’uomo invece inventa, racconta storie, narra, ma rimane in superficie, orizzontale, a volte più a volte meno visibilmente insofferente e scocciato.

4.
Al che mi è venuto da pensare che deve entrarci anche questo se mi piacciono le donne, perché con loro si rischia di andare in profondità, ci si sente mancare l’aria, a volte non si riemerge, si vedono fondali nuovi, diversi, crepacci che potrebbero finire in abissi o mise en abyme al contrario, quelle del pelo dell’acqua visto dal fondale e quasi ti sembra un burrone proiettato verso l’infinito, sempre verticali comunque, mai orizzontali. Per questo e perché, in quanto a raccontare storie, penso di bastarmi da solo. Poi, va beh, ci sarebbero anche le tette, ma adesso non mi sembra il caso.

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Giannino Stoppani
Giannino Stoppani
Giannino Stoppani è insegnante, scrittore, sceneggiatore e critico/giornalista. Ha collaborato con il Pesaro Film Festival. Ha pubblicato con Falsopiano. Ha curato per anni la collana di cinema Bietti Heterotopia. Ha lavorato come aiuto regista e assistente di produzione in Italia e negli Stati Uniti. Come membro Fipresci continua a seguire festival e rassegna internazionali di cinema (Egitto, India, Svizzera). Vive orgogliosamente ad Arezzo.

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