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Sansepolcro, mostra di Benjamin “Bibi” Netanyahu: “Era meglio se l’avessero preso all’accademia”:

Fino al 2 aprile 2024 lo spazio Art & People di via XX Settembre 106, a Sansepolcro

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Lo spazio Art & People di Sansepolcro ospita una mostra in cui il pittore Maurizio Rapiti ha provocatoriamente rivisitato alcune opere dipinte in gioventù da Hitler, firmandole con uno pseudonimo del tutto particolare.
La personale, in collaborazione con l’associazione Cultura della Pace, denuncia il dramma che sta vivendo da mesi la popolazione civile palestinese, mentre il mondo occidentale rimane in silenzio. Sono previsti anche due eventi collaterali.

Fino al 2 aprile 2024 lo spazio Art & People di via XX Settembre 106, a Sansepolcro (AR), ospita “Era meglio se l’avessero preso all’accademia”, mostra di pittura di Benjamin “Bibi” Netanyahu.

L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’associazione Cultura della Pace, sarà visitabile dal venerdì alla domenica, dalle ore 18 alle 20, a ingresso libero e gratuito. Su appuntamento negli altri giorni, prenotando nella pagina instagram dello spazio espositivo.
La mostra prevede due eventi collaterali. Venerdì 15 marzo, alle ore 19, l’artista toscano Andrea d’Amore proporrà una sua installazione intitolata “Pop Pop”, pronta a stupire tutti coloro che, passeggiando lungo il corso principale di Sansepolcro, si fermeranno a osservare le vetrine dello spazio espositivo.

Venerdì 29 marzo, alle ore 21, ci sarà invece un live painting di artisti vari dal titolo “La passione di tutti”. Le vetrine di Art & People accoglieranno parole di pace e riflessione nei confronti delle guerre, ponendo l’attenzione sulla tragica situazione in Palestina, dove va avanti dallo scorso ottobre una feroce controffensiva delle forze di difesa israeliane, mentre il mondo occidentale di fatto giustifica, con il suo assordante silenzio, il massacro della popolazione civile palestinese.

LA MOSTRA

“Era meglio se l’avessero preso all’accademia”. Avete pensato a quante persone, in tutto il mondo, in questi ultimi cento anni hanno detto questa frase in riferimento ad Adolf Hitler? Anche nel suo libro “Mein Kampf”, il dittatore scrisse che in gioventù desiderava diventare un pittore professionista, ma le sue ispirazioni si scontrarono con le bocciature all’esame di ammissione dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, che lo fecero desistere dal suo sogno e consegnarono all’umanità uno dei più feroci criminali della storia.

Con un’operazione originale Maurizio Rapiti, pittore valtiberino noto per la sua capacità di rivisitare in chiave contemporanea i grandi capolavori della storia dell’arte, ha riprodotto alcuni dei quadri realizzati in gioventù da Hitler, soprattutto paesaggi, firmandoli con uno pseudonimo che rimanda a un noto politico dei nostri tempi, il primo ministro dello stato di Israele Benjamin Netanyahu.

Quelle realizzate da Rapiti per l’occasione diventano così tele che, alla consueta ironia e vena satirica dell’artista, aggiungono un inequivocabile elemento di denuncia e riflessione che va oltre l’assioma Netanyahu = Hitler, spesso proposto negli ultimi mesi da chi critica l’intervento militare del leader israeliano.

Come sottolineano il curatore dello spazio Giovanni Tricca e il rappresentante dell’associazione Cultura della Pace Leonardo Magnani, infatti, le opere fanno interrogare il visitatore su quanto, anche in questo caso, sarebbe stato meglio se il potente di turno avesse scelto in gioventù un altro percorso di vita, anziché ritrovarsi guida politica nel momento sbagliato e nel posto sbagliato.

I promotori della mostra sostengono all’unisono che “c’è bisogno, oggi più che mai, di riflettere su nuove modalità di risoluzione del conflitto: se vogliamo un’altra Storia, dobbiamo cambiare modo di viverla, senza riprodurre gli stessi errori e le stesse metodologie del passato”. L’arte come superamento della cultura di guerra e la non-violenza quale elemento di risoluzione delle controversie: queste le ricette suggerite da un evento espositivo unico nel suo genere.

 L’ARTISTA

Maurizio Rapiti è nato nel 1985 a Sansepolcro (AR), ma vive e lavora a Cerbara di Città di Castello (PG).

L’artista ha respirato l’odore dell’olio e delle tele nello studio del padre fin da piccolo, ha carpito i segreti e le tecniche della riproduzione di opere del passato, e tutto ciò è stato fondamentale nella sua formazione.

Rapiti conduce da tempo una ricerca originale, che staccandosi dall’arte classica l’ha portato a conseguire una cifra stilistica figurativa inconfondibile, sospesa tra realismo e surrealismo magrittiano.

Da anni espone con successo in tutta Italia. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.

 

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