Uno squallido teatrino è andato in scena al Salone del Libro a Torino.
Vittima sacrificale di una miserabile contestazione da parte di un gruppo di attiviste di “Non una di meno” e di “Extiction Rebellion” è stato il Ministro Eugenia Roccella, e questo episodio la dice lunga sullo strano concetto di democrazia e di libertà che hanno i vari personaggi che occupano la galassia della italica sinistra.
Il Ministro era al Salone per presentare il suo libro autobiografico dove racconta la storia della sua famiglia radicale, di suo babbo Franco, che del Partito Radicale è stato anche un fondatore, e del suo “radicale” cambiamento su questioni etiche e politiche, riscoprendosi cattolica e profondamente “conservatrice” in temi spinosi e divisivi come aborto, eutanasia e famiglia.
Il ministro si aspettava sicuramente qualche contestazione, ma non tutta questa rabbia e violenza verbale nei suoi confronti.
Nella concitazione generale ha cercato anche un dialogo con le contestatrici, invitando sul palco alcune delle donne presenti, ma si è fatta avanti una ragazza per leggere un comunicato.
Non un accenno di confronto, non una discussione civile su vari temi, solo la lettura di un surreale comunicato, salvo poi continuare la indegna gazzarra non permettendo al Ministro di presentare il suo libro, che per non creare ulteriori polemiche ha preferito desistere ed allontanarsi dal Salone del Libro.
Ecco, io penso che tutti hanno ovviamente il diritto di manifestare il proprio dissenso, ma arrivare ad impedire alla Roccella di presentare il suo libro lo trovo un atto veramente antidemocratico e contro la libertà di espressione e di parola.
E’ la dittatura del Pensiero Unico, di coloro che ti dicono cosa devi pensare, come devi parlare e come ti devi comportare.
E questa dittatura la sinistra la interpreta alla grande!
Bravo Breda!!!
Per molti la “democrazia” è un concetto da imporre attraverso il proprio pensiero e le proprie vedute. Una vera contraddizione. Concordo con te su quanto è accaduto.
Il pescatore che batteva l’acqua
Un pescatore pescava in un fiume. Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dall’una all’altra riva, batteva l’acqua con una pietra legata a una funicella, perché i pesci, fuggendo all’impazzata, andassero ad impigliarsi tra le maglie.
Vedendolo intento a quest’operazione, uno degli abitanti del luogo si mise a rimproverarlo perché insudiciava il fiume e rendeva loro impossibile di bere un po’ d’acqua limpida. E quello rispose: “Ma se non intorbido così l’acqua, a me non resta che morir di fame.” (Esopo)